Parafrasando una celebre battuta di un stagionato cinepanettone: “e anche ‘sto Master di Shangai se lo semo levato dalle palle”.
Perdonateci per l’eccessivo sfoggio di cultura, ma la nostra terza media ci consente voli pindarici che a voi sono negati.
Cosa ci resterà dunque di questo spento Master cinese? Tribune desertiche, giudici di linea ipovedenti, smog a catinelle e l’ineluttabile trionfo di Djokovic.
Prima di accomiatarci definitivamente dal Far East, però, non possiamo proprio negarci il gusto di stilare le consuete, sprezzanti valutazioni sui principali protagonisti della rassegna “Shangaiese”.
La lettura, come sempre, è sconsigliata ai deboli di umore.
NOVAK DJOKOVIC- VOTO 10 ma basta
D’accordo Nole, sei stato eccezionale, fenomenale, incontenibile. Sei il più forte di tutti, nessuno può anche solo pensare di contrastarti, data la tua inarrivabile completezza tecnico-fisica. Ora però vogliamo porgerti un’umile domanda, supremo imperatore del tennis moderno: ma non ti sei ancora accorto, indiscusso padrone, che stai comiciando a frantumarci le sacche scrotali? Va bene tutto Novak eh, ma ora vuoi pure vincere il Challenger di Termini Imerese? Centinaia di seri professionisti, a causa della tua inesauribile ingordigia, sono costretti a rivolgersi agli usurai solo per potersi permettersi almeno un pasto caldo alla settimana. Visto che ti dimostri sempre così caritatevole nei confronti del prossimo perchè non ci concedi, anche solo per un paio di mesi, la possibilità di non vederti più sollevare trofei in giro per il globo? L’interà comunità tennistica te ne sarebbe eternamente grata. Pensaci, nostro Signore.
JO-WILFRIED TSONGA- VOTO 9+
L’immagine scelta non è frutto di un refuso fotografico, bensì di una ponderata analisi tecnica. Se Tsonga è stato capace di rianimare la propria vigoria tennistica il merito va quasi esclusivamente ascritto a quell’agglomerato di gnoccaggine della fidanzata. I puristi ci tacceranno di superficialità o, ancora peggio, di incarnare il lato più becero del maschilismo. Le nostre considerazioni, in realtà, si basano su uno scrupoloso studio statistico. Fateci caso, Tsonga ha giocato in maniera gloriosa due soli tornei quest’anno: il Roland Garros e il Master di Shangai. Qual è stato il comune denominatore di questi due tornei? La presenza fissa sugli spalti della succitata fidanzata. Resta da capire come, il pur prestante transalpino, sia riuscito a conciliare le fatiche tennistiche con le altrettanto dispendiose sessioni erotiche, escludendo a priori che possa aver optato per un’ingiustificabile astinenza.
RAFAEL NADAL- VOTO 7+
Il maiorchino ha capitalizzato al meglio l’Asian swing, in passato foriero di numerose disfatte. Tra Pechino e Shangai Nadal è riuscito a smaltire nel miglior modo possibile le scorie sedimentatesi dopo l’urticante uscita di scena all’U.S Open. Nel corso del Master 1000 cinese l’iberico ha dato seguito ai progressi evidenziati durante la settimana pechinese, riacquisendo parte della fiducia smarrita nel corso dell’infausto 2015. Un crescendo certificato, oltre che dalle incoraggianti prestazioni, anche da un diverso linguaggio corporeo: se ci avete fatto caso ora Rafa, dopo aver rimosso il tanga dalle umidicce natiche, perde molto meno tempo ad annusarsi le dita, come se fosse stato lambito dal sospetto che compiacersi in mondovisione per l’odore delle proprio chiappe sudate non rappresenti il massimo della raffinatezza. Questo è sintomo di maturità.
ANDY MURRAY- VOTO 6-
L’ipocondriaco scozzese si è limitato al minimo indispensabile per non essere tacciato di scarso impegno, dopo le recenti polemiche in merito alla volontà del britannico di disertare le Finals di Londra. E’ chiaro a tutti che ogni energia residua del campione olimpico sia destinata all’impegno di Coppa Davis contro il Belgio, data l’irripetibile opportunità di riportare l’insalatiera alla decubitata Regina, dopo 79 anni di vacche emaciate.
L’unico picco della sua permanenza cinese va individuato nella prestazione offerta nei quarti di finale contro Tomas Berdych, prima di farsi brutalmente garrottare da Djokovic in semi.
STAN WAWRINKA- VOTO 5
Il findazato part-time di Donna Vekic imbratta la sua sontuosa campagna asiatica con una deprimente non-prestazione offerta nei quarti di finale contro Rafa Nadal. Il minotaurico Stan, prima del trasloco a Shangai, era reduce dal convincente successo nel torneo di Tokyo. Una volta giunto in Cina Waw ha prolungato la striscia vincente, castigando prima Troicki e poi Marin Cilic. Nonostante la corroborante inerzia lo svizzero si è improvvisamente sfaldato, come un savoiardo intinto nella lava. Stanimal in terra asiatica ha confermato una volta in più la propria peculiarità tellurica, passando da scosse di classe di magnitudo elevatissima a sommovimenti di entità impercettibile.
ROGER FEDERER- VOTO 6
Il modesto elvetico si merita la sufficienza piena, nonostante la prematura uscita di scena. Il buon vecchio Roger ha profuso tutte le energie disponibili per avere la meglio del leggendario Ramos-Vinolas, costringendo il più quotato spagnolo ad una battaglia protrattasi fino al terzo set. Giunti al parziale decisivo, però, è emersa in maniera lampante la maggior classe dell’iberico, di certo più avvezzo a palcoscenici così prestigiosi. Si è trattato comunque di un test probante per Federer, in vista dello Slam di Basilea, obiettivo prioritario della stagione.