Un’ora e 23′ sono bastati a un Djokovic stellare per avere la meglio su Rafa Nadal, nel loro 40-esimo confronto diretto, col punteggio di 6-3 6-3. Adesso lo score delle loro sfide segna un 22-18 in favore dello spagnolo, ma il sorpasso sembra solo questione di tempo.
Evidentemente lo spagnolo, che rimane il n. 1 del ranking, non è fortunato a Miami, dove ha perso 4 finali su 4.
La partita non è apparsa mai minimamente in discussione. Il serbo ha concesso una sola palla break, nel primo game; da lì in poi ha iniziato con impressionante continuità a macinare punti e gioco, a sballottare il suo avversario in ogni angolo del campo, con un’azione tecnica tambureggiante e sfiancante. Fino al 2 pari del primo set si agognava battaglia tra i due titani, ma la vistosa e rapida crescita di Djokovic ha lasciato sul posto Nadal.
Meglio al servizio, in risposta, in difesa; meglio con la prima e con la seconda, più offensivo e centrato. In una sola parola: ingiocabile.
Che Rafa non fosse al massimo si era intuito nell’ultima partita giocata contro Milos Raonic ai quarti di finale, ma nondimeno ci si attendeva una partita equilibrata che invece non si è vista.
La prima svolta arriva al sesto gioco del primo set con il serbo che prima spara uno spaventoso rovescio in diagonale e poi si procura due palle break toccando due millimetri di riga: 4-2.
Da lì in poi la partita diventa uno show per lui e una vera e propria agonia per il suo avversario, che essendo un combattente di razza cerca di rialzarsi, si incita con estemporanei “vamos”, ma non può nulla.
Il secondo set si apre subito con un break e lì finisce sostanzialmente la partita; nessuna occasione di rientrare per Nadal, al cospetto di un Djokovic in versione 2011 che al servizio ha percentuali altissime tanto con la prima quanto con la seconda.
Nella cerimonia di premiazione Djokovic ha augurato a Rafa buona fortuna per il resto della stagione, ma adesso il serbo farà di tutto per prendere lo scettro di Parigi. E a giudicare da quanto si è visto stasera l’obiettivo è certamente alla sua portata.
Si chiude così la parentesi americana sul cemento, che lascia spazio ora alla terra rossa europea, sulla quale i due si ritroveranno quasi sicuramente di fronte. Vedremo se Nadal conserverà la sua leadership su quest’ultima superficie.
Peppe Arnone