Mancano ormai le parole per descrivere quanto sta facendo, in questo storico inizio di 2017, Roger Federer, che a poco meno di trentasei anni e dopo una lunga e dispendiosa carriera sta vivendo una vera e propria seconda giovinezza: tornato nel circuito dopo sei mesi di stop, lo svizzero ha superato sé stesso completando una impressionante tripletta Australian Open-Indian Wells-Miami, inimmaginabile solo fino a pochi mesi fa, grazie al quarto successo consecutivo ai danni dell’eterno rivale Rafael Nadal, che deve arrendersi nuovamente di fronte all’aggressività e al tennis brillante del “Maestro”.
[4]R.Federer b. [5]R.Nadal 6-3 6-4
ROGER SEMPRE PIU’ “RE”- Era l’incontro più atteso, la sfida preannunciata già la settimana scorsa, subito dopo il sorteggio, e questa volta ci si aspettava battaglia. Alla fine, però, il capitolo numero 37 dell’epica rivalità tra Roger Federer e Rafa Nadal, i due tennisti che hanno maggiormente segnato gli ultimi dieci anni del nostro sport, si è rivelato nuovamente, come l’ultima volta ad Indian Wells, a senso unico in favore dell’elvetico, che pare proprio aver trovato, ormai, una chiave per scardinare la corazza del proprio avversario e spezzare quel tennis che tanti dispiaceri gli ha inflitto in carriera. Le rotazioni, la solidità da fondo campo e l’inscalfibile difesa di un tempo sembrano ricordi sbiaditi, dinanzi all’aggressività, alla brillantezza fisica e all’estrema precisione del gioco di “Re Roger”, sempre più protagonista in una stagione che lo sta incoronando sempre di più come indiscussa leggenda, ancora più di quanto già non lo fosse: non sono solo i successi straordinari agli Australian Open, ad Indian Wells e adesso anche a Miami, dopo più undici anni, a rendere questi primi tre mesi di 2017 indimenticabili per lui, ma soprattutto la sua capacità da vero fuoriclasse di reinventarsi e la motivazione di spendere ancora tutte le proprie energie, dopo aver vinto più di quanto ogni giocatore potrebbe mai sognare, sul campo.
Non sono bastate le grandi prestazioni di Tomas Berdych e Nick Kyrgios ad affondarlo, ma al contrario lo svizzero, che è apparso qui a Miami quasi protetto da un’aurea di invincibilità, ha saputo superare anche le situazioni più complesse con una forza mentale invidiabile, che probabilmente tifosi e addetti ai lavori non credevano avesse, e si è preso con determinazione il terzo trionfo in Florida, dove era a digiuno di trofei dall’ormai lontano 2006, quando sconfisse nell’atto decisivo colui che è oggi seduto sulla sua panchina, e che è probabilmente artefice, in parte, della sua rinascita, Ivan Ljubicic. E questa volta ha davvero superato se stesso, perché, a differenza delle due sfide precedenti contro Nadal, arrivava alla finale stanco dopo due intensi mesi e dopo un tabellone ostico. L’iberico, probabilmente, non è stato in grado di sfruttare un’occasione favorevole e di approfittare delle fatiche del rivale, sembrando, durante tutto l’incontro, sconfortato e remissivo più del solito: sebbene il risultato sia stato meno severo rispetto al travolgente 6-1 6-2 di Indian Wells, infatti, e sebbene si sia guadagnato anche qualche chance di strappare il servizio, Rafa è sempre mancato nei momenti decisivi e non è riuscito a trovare le contromisure alla “nuova versione” di Federer, contro cui le sue armi non hanno più alcun effetto. Il risultato, dunque, non poteva che essere un’altra sconfitta per Nadal, che vede sfumare per la terza volta la possibilità di guadagnarsi il primo trionfo a Miami.
ROGER SOFFRE MA CONQUISTA IL PRIMO SET- Roger Federer sapeva bene che quest’oggi l’impegno sarebbe stato ben più difficile della passeggiata di salute di Indian Wells, e se ne è probabilmente reso contro già nel primo gioco, in cui, al servizio, ha ottenuto pochi punti con la prima e si è ritrovato costretto ad annullare immediatamente una palla break: come ha dimostrato in Australia e in Florida, però, quest’anno lo svizzero è estremamente lucido e freddo nei momenti più importanti, e con soluzioni brillanti riesce a tirarsi fuori anche da questa complicata situazione. Nadal sembra non subire il colpo, ma anzi si mantiene attaccato nel punteggio, ma anche lui, dopo pochi minuti, subisce le accelerazioni del rivale e deve fronteggiare il pericolo di un break, riuscendo, però, a sua volta a salvarsi. Il primo parziale prosegue sulla scia dei servizi, con entrambi gli avversari che riescono a farsi pericolosi in risposta e a insidiare i turni di battuta altrui; a fare la differenza alla fine, però, è la maggiore cattiveria agonistica e determinazioni dell’elvetico, capace di convertire, nel fatidico settimo gioco, le proprie chance, e a inanellare tre giochi consecutivi che gli permettono di archiviare la prima frazione con un lottato, ma netto 6-3.
NADAL SI ARRENDE- Paradossalmente, ciò che, fino a poche stagioni fa, era il punto di forza e la maggiore certezza di Rafa è oggi un punto di grande debolezza: la forza mentale e spietata lucidità che negli anni migliori lo sosteneva nei momenti più duri, quest’oggi, sotto il caldo asfissiante e la pressione costante di Roger, è venuta meno, e negli occhi dell’iberico è scomparso lo sguardo “cattivo”, sostituito da un’espressione quasi arrendevole. L’inizio del secondo set appare più equilibrato, con entrambi che difendono senza troppi problemi il servizio ma, allo stesso tempo, non si avvicinano a palla break né mettono in difficoltà il rivale. Il primo sussulto arriva però nuovamente nel settimo game, quando sul 3 pari Federer tenta il tutto per tutto e si issa di nuovo alla chance di strappare la battuta, venendo però respinto dallo spagnolo, che finalmente trova una seppur timida reazione e rimanda l’assalto al mittente con una palla corta e un vincente di rovescio. La svolta, tuttavia, è solo rimandata, e l’inesorabile conclusione giunge poco dopo sul 4 pari, con un nastro elvetico che regala l’ennesima palla break a Roger e un errore di dritto che segna la resa del maiorchino: il decimo gioco si rivela per Federer una pura formalità, e il Re può infine alzare le braccia al cielo, e festeggiare il terzo titolo a Miami e il novantunesimo di una carriera sempre più straordinaria