Ci spostiamo di qualche migliaio di chilometri più a est da una costa ad un’altra, ma il paese è sempre quello a stelle e strisce e la sostanza non cambia: Miami infatti è lo scenario in cui tennisti provenienti da svariate parti del mondo giocano il masters 1000 immediatamente seguente a quello di Indian Wells. Ai nastri di partenza si presentano 32 tennisti ai 64esimi di finale in quanto ammessi di diritto come teste di serie, più precisamente non manca all’appuntamento nessuno dei tennisti classificati fra la 2° e la 33° posizione del ranking: è rilevante l’assenza di Djokovic che a sorpresa dà forfait facendosi sostituire dal sudcoreano Kwon. Fra gli altri sono stati sorteggiati anche altri 52 tennisti, di cui 44 ammessi di diritto, cinque mediante wild card e tre subentrati mediante ranking protetto (fra cui il già citato Kwon, il canadese Shapovalov e l’atteso grande ritorno Matteo Berrettini, fresco finalista del challenger 175 di Phoenix sconfitto solo sul più bello dal portoghese Borges). Tutto questo per quanto riguarda il tabellone principale, mentre 48 tennisti si sono impegnati nel corso di qualificazioni prevedenti due turni.
Ai provini tra le nostre fila erano presenti anche Luca Nardi e Andrea Vavassori: dal primo forse ci si aspettava qualcosa di più, specialmente dopo l’entusiasmante percorso che ha fatto scalpore a Indian Wells; perde il primo incontro contro un avversario comunque sia di tutto rispetto: stiamo parlando di Jakub Mensik, il giovane della Repubblica Ceca, 70° nel ranking, appena 18enne, che si è immediatamente contraddistinto per importanti vittorie ottenute nelle ultime partite giocate contro avversari del calibro di Murray, Rublev, Monfils e Coric solo per citarne alcune.
Vavassori invece prosegue un cammino in cui fatica davvero molto ma che alla fine si conclude con il miglior epilogo: il primo avversario infatti è il croato Ajdukovic, 117° nel ranking (31 posizioni sopra Vavassori); la partita è molto sofferta sin dall’inizio, il croato impone il suo gioco propositivo e offensivo, forse avrebbe meritato di più viste le prestazioni in campo, comunque Vavassori sa opporre una strenua difesa che lo premia sia al secondo set sia al terzo, dopo aver recuperato una situazione davvero critica ad un break sotto, ottenendo la prima e unica palla break dell’incontro per lui, comunque due tie-break sono necessari per decretare la sua vittoria.
L’incontro seguente lo vede opporsi al monegasco Vacherot, appena due posizioni sopra di lui, vincitore nell’incontro parallelo disputato contro il cileno Garìn: è una partita molto strana, inaspettata e dalle continue sorprese che segue il copione per la prima metà del primo set essendo equilibrata così come si presagiva sulla carta, poi volge totalmente a favore di Vavassori una volta che questi alza l’intensità e la qualità del suo gioco, oltre che le percentuali di servizi e passanti messi a segno, 6-2. Nel secondo set contribuisce la disorganizzazione dell’avversario avente poche idee, poca lucidità e poca precisione, tant’è vero che Vavassori si porta persino sul 4-0: la partita sembrava oramai indirizzata, lo stesso motivo per cui l’italiano sembra prima chiudere un occhio, poi due sognando prematuramente il passaggio del turno, ma Vacherot lo rimette in riga dimostrandogli che la partita non è finita finchè il punteggio non lo dirà esplicitamente. La prestazione di un Vavassori ipnotizzato da un Vacherot che sfrutta bene il suo pessimo posizionamento in campo è a dir poco rivedibile, così come un drastico abbassamento dei punti a servizio. La festa si deve dunque rimandare, ma se l’andamento rimarrà tale non se ne potrà neanche parlare, 4-6 di cui 6 sono i game di fila vinti dal monegasco che rispondono a tempo debito ai 9 di fila di Vavassori (contando anche quelli del set precedente). E’ una partita non solo con alti e bassi, ma anche con un misto fra i due, andamento seguito come anticipato nel primo frangente di gara e che verrà riseguito per tutto il corso del terzo set: una rondine non fa primavera proprio come un game non fa un set anche se quasi di primavera si parla ormai, e la regola si conferma dopo che Vavassori si porta in vantaggio sul 3-2 guadagnando la sua quinta palla break, per poi venire rimesso in riga il game immediatamente successivo. Poi poche emozioni fino al tie-break finale che lo vede vincere dopo tanta sofferenza, forse evitabile se avesse giocato come sapeva fare giusto qualche minuto in più del secondo game, ma comunque proficua: Vavassori si destreggia bene a fondocampo, non lascia spiragli a Vacherot, i suoi contrattacchi sono efficaci, sottorete gioca bene; una palla giocata in maniera astuta fra i piedi del monegasco piazzatosi in proiezione offensiva sotto rete è il penultimo punto dell’incontro un breve scambio che lo spiazza permettendo all’italiano di poggiare agevolmente la palla nella prateria spiegatasi di fronte a lui è l’ultimo, ed è quello che gli regala il tanto agognato passaggio di turno.
Fra gli altri 11 vincitori gli fanno compagnia l’australiano Walton, il brasiliano Seyboth Wild, il ceco Kopriva che a sorpresa sconfigge il più quotato Wolf, Wong, il cinese di Hong Kong che ancora più a sorpresa sconfigge l’indiano Nagal in una partita molto combattuta giocatasi nello stesso campo di Vavassori-Vacherot prima di questa, lo statunitense Kovacevic, il francese Mayot, lo statunitense Nava che gioca molto bene una partita impegnativa contro il giapponese Nishioka, lo slovacco Klein che sconfigge contro i pronostici il giovane talento già citato Mensik, l’argentino Schwartzman, lo statunitense Nakashima dopo appena due game per il ritiro immediato dell’avversario Atmane (francese), e lo spagnolo Bautista Agut.
Di Damiano Battiato