In quello che si preannunciava un remake della finale, sorprendente, dello scorso Us Open, è stato Kei Nishikori a spuntarla questa volta. Il Citi Open, con sede a Washington DC, vedrà la sfida tra Isner, beniamino di casa, e proprio il nipponico.
Ad aprire il programma sul campo centrale sono Nishikori e Cilic. Il match si apre con il croato che sale in cattedra ed inizia la partita nel migliore dei modi, con lo stesso score con il quale vinse nella quantomeno strana finale di New York. Il secondo set è invece a senso unico in favore del giapponese, che infligge un perentorio 6-1, con il 75% di punti vinti sulla prima di servizio (10% in più di Cilic), ed un 57% di palle break salvate sul suo servizio, contro meno del 25% del croato. Nel terzo parziale la battaglia diventa un gioco di nervi, con Cilic che non riesce ad incidere più con il servizio (meno della metà dei punti vinti con la prima di servizio), fino all’epilogo finale che vede Nishikori spuntarla per 6-4, dopo 2 ore e 2 minuti di gioco.
Nella seconda semifinale, in programma in sessione notturna, si preannunciava una battaglia di servizi. E così è stato. Inutile negare che nel derby americano Johnson ed Isner abbiano portato a casa quasi il 90% di punti con la prima di servizio, ed almeno il 60% con la seconda, in ogni set. Johnson vince più punti con il servizio, ma racimola solamente 12 ace a scapito dei 30 ace di Isner, che chiude con un saldo positivo di +27. Se era difficile pensare che potesse esserci ancora più equilibrio della prima semifinale, i due americani ci hanno smentito. 49% di punti totalizzati per Johnson contro il 50% di Isner (solamente due punti vinti in più), ed appena 4 punti conquistati in più in risposta dal gigante buono. Un break per set decide le sorti dei primi due parziali, che portano la partita all’epilogo più scontato ed atteso: un tiebreak infernale, con vari capovolgimenti di fronte, conclusosi solamente 11-9 in quasi 2 ore di battaglia.
Nella finale contro il nipponico, Isner dovrà far leva sul servizio, impedendo al giapponese di verticalizzare il gioco per primo, piuttosto costringendolo alla difensiva anche già in risposta, su quello che per Kei è sicuramente il colpo più debole e deficitario: il servizio. Gli H2H vedono un solo scontro diretto, risalente allo scorso Master1000 di Miami, e vinto in due parziali da Isner. L’america puà ancora sognare ad occhi aperti.