La parte alta del tabellone – è doveroso ricordarlo – è quella che ospita il numero 1 del seeding. Nel nostro caso si tratta di Rafa Nadal, per il quale è stata una settimana tutto sommato tranquilla, diversamente dallo scorso anno, quando fu costretto a togliersi più di un grattacapo al terzo turno contro Sasha Zverev. Se il primo turno e il terzo turno sono filati liscissimi per l’ipertrofico spagnolo, nei quali ha lasciato solo 8 game totali ai due malcapitati Estrella-Burgos e Dzumhur (quest’ultimo una delle vittime predilette di Rafa), qualche patema in più è arrivato contro gli argentini Mayer al secondo turno e soprattutto Schwartzman al quarto; quest’ultimo è pure riuscito a strappargli un set, l’unico finora lasciato per strada dallo spagnolo nel torneo australiano. Per Nadal, su cui aleggavano gli spettri di antichi fastidi alle ginocchia, è stata una settimana più tranquilla di quanto ci si potesse aspettare, in cui ha espresso un buon tennis aggressivo,con il doveroso però di essersela giocata contro giocatori che in carriera non sono mai stati seriamente in grado di impensierirlo. Ai quarti troverà la prima reale minaccia del tabellone, Marin Cilic, che pure fino a questo punto ha fatto bene e che sul cemento è sempre un avversario ostico.
Ma chi ha brillato di più fino a questo punto, anche per aver vissuto per primo sfide veramente competitive, è il numero 3 del tabellone, il bulgaro Grigor Dimitrov. Dopo aver rischiato l’impossibile al secondo turno contro l’americano McDonald (modesto e qualificato), Dimitrov ha saputo far girare a proprio vantaggio anche i momenti di difficoltà, con una maturità che – finalmente – nell’ultimo anno ha cominciato a dimostrare in diverse occasioni. Dopo aver chiuso solo per 8-6 al quinto set contro il qualificato americano infatti, per il bulgaro sono arrivati subito altri due match piuttosto complicati. Il primo contro il giovane russo Rublev – nel cui destino c’è molto di più di un dignitoso terzo turno – e il secondo contro il beneamino di casa Nick Kyrgios – nel cui destino invece sembrano esserci invece tante altre uscite ai primi turni – . Pur essendo entrambi match ad altissimo rischio, Dimitrov riesce a sfoggiare buonissime prestazioni, con un tennis molto vario e aggressivo, ma soprattutto a mantenere la calma sotto la calura australiana e contro un pubblico che nel match contro Kyrgios in particolare è tutto contro di lui. A differenza sua gli avversari si fanno presto innervosire, e capitolano – pur giocandosela – contro i bellissimi colpi del bulgaro. Forse è solo dagli ultimi mesi che questo Dimitrov sembra finalmente diventato un “piccolo Federer”. Per il bulgaro adesso il match dei quarti contro Kyle Edmund.
Kyrgios dicevamo: l’australiano dopo un terzo turno champagne contro Tsonga, capitola di nuovo e precocemente in uno Slam. I suoi migliori piazzamenti in un Major continuano ad essere quelli di quattro anni fa, quando si fece conoscere al mondo: non esattamente incoraggiante, soprattutto per uno giovane come lui.
Sulla strada di Tsonga rimane invece schiacciato Denis Shapovalov, cigno canadese ma di origini russe: il fenomeno NextGen viene rimontato – molto – ingenuamente da quel volpone di Tsonga e chiude il suo torneo solo al secondo turno.
La sezione 4 del tabellone è invece quella già più dissanguata. Il suo favorito infatti, l’americano Jack Sock, finisce subito la sua avventura a Melbourne, così come la maggior parte dei suoi connazionali, praticamente cancellati quasi tutti dal tabellone ai primi turni. Andreas Seppi invece conferma che gli Australian Open sono il suo Slam preferito, e dopo un’impresa al quinto set – e quattro ore di gioco – contro Ivo Karlovic, che a 38 anni continua a bombardare di ace gli avversari, accusa tutte le ore passate in campo e cede al britannico Kyle Edmund. E proprio Edmund, zitto zitto, sopravvive a ben due quinti set e si gioca per la prima volta un quarto di finale Slam. Con questo risultato diventa di nuovo il secondo (dopo il compianto Andy ovviamente) inglese a fare una cosa dopo i soliti tantissimi anni.