Novak Djokovic e Boris Becker hanno raccontato la loro esperienza professionale e umana in una lunga intervista doppia. Il tedesco non ha dubbi sul perché sia stato assunto, «ho vinto ogni cosa a parte i tornei su terra, perciò capisco cosa significa vincere o perdere una finale Slam. Aver giocato per 15 anni mi dà un vantaggio: ho giocato su ogni campo dove ha giocato lui e questa esperienza è fondamentale». Becker non ha potuto non paragonare le capacità tecniche del suo pupillo: infatti «sono stato l’allenatore del miglior team tedesco junior per 5 anni; sono stato capitano della Germania di Coppa Davis per 5 anni, perciò ho avuto ruoli da coach prima. Ma non ho mai allenato qualcuno talentuoso come Novak».
Quali benefici ha tratto il campionissimo serbo da questa collaborazione? «Ha portato tanto al mio gioco da una prospettiva mentale. Ho tanto rispetto per tutto quello che ha fatto da giocatore, è uno tosto a livello psicologico e in generale una delle persone più forti che abbia incontrato nella mia vita». E ancora, «ascolto ogni sua parola. Non parliamo molto di dritto e rovescio, anche se durante gli allenamenti stiamo attenti al movimento e alla posizionamento in campo. Gli aspetti che curiamo di più sono: quello psichico, l’approccio agli allenamenti, il mio stile di vita e ovviamente le partite. I suoi consigli sono di grande valore, essendosi ritrovato in questa situazione prima di me».
Molti appassionati si chiedono se fra loro ci sia mai stata qualche frizione. Becker non ha dubbi: «Abbiamo discordanze tennistiche. Discutiamo sui fondamentali, insomma ci piace discutere, dato che siamo dei grandi chiacchieroni. E chiaramente una volta ho ragione io e l’altra lui». Nole conferma, anzi: «Tutto sembra molto bello ora». Il 49enne di Leimen non si pone limiti, «speriamo di continuare ad avere successo per tanto tempo ancora. Mi considero parte della sua famiglia estesa, dato che è una persona davvero affettuosa».
All’inizio di questa avventura, molti fra gli addetti ai lavori erano scettici sulle prospettive di lungo periodo, Becker non ha problemi nel ricordarlo: «Era numero 2 e aveva già vinto 6 Major. Le chance di fallire erano molto elevate, ma sentivo che ero in grado di dargli qualcosa che ancora non aveva. Gli ultimi due anni e mezzo hanno dimostrato che tutto questo funzione a meraviglia».
L’ossessione per la perfezione è un altro tratto che li accomuna, Nole al riguardo è laconico: «Ricorda la maggior parte dei punti importanti di ogni incontro che ho giocato sia quest’anno che l’anno scorso». D’altronde l’obiettivo finale è chiaro, «vincere ogni match 6-1, 6-1», anche se sono consapevoli che alcuni fattori, come il clima o l’avversario, possono intralciare il loro cammino.
L’ultimo spunto riguarda i margini di miglioramento del 28enne di Belgrado. “BoomBoom” afferma: «Rispetto a tre anni fa il suo stile, ma anche l’efficacia di gioco sono molto migliorati. Non posso dire su quale aspetto particolare stiamo lavorando, però ricordatevi che è un perfezionista, ogni giorno vuole incrementare le sue capacità».