Matteo Berrettini è a Miami per rialzare la testa. L’azzurro sta vivendo la prima crisi della sua carriera che non sia dovuta agli infortuni, ma ai risultati. Dopo degli ottimi segnali nei match giocati in United Cup, contro avversari come Ruud, Hurkacz e Tsitsipas, è piombata su Berrettini la cocente delusione della sconfitta, con match point a favore, con Murray al primo turno dell’Australian Open. Da lì circa un mese di preparazione, forse la scelta sbagliata, e il ritorno ad Acapulco con ritiro durante il quarto di finale con Rune. Poi un’altra sconfitta all’esordio, con Taro Daniel ad Indian Wells, e la scelta di mettere partite nelle gambe con la wild card nel Challenger 175 di Phoenix. Eliminazione ai quarti con Alexander Shevchenko, e altra delusione.
La ripresa di Matteo ora passa, anzi deve partire, dal Masters 1000 di Miami. In Florida Berrettini è la testa di serie numero 19, e, dopo un bye al primo turno, domani affronterà lo statunitense numero 55 del ranking Mackenzie McDonald. Un match complicato, soprattutto visto il momento di difficoltà del tennista italiano, che Berrettini ha le armi per vincere, con un avversario con il quale in fin dei conti è avanti 2 a 0 nei precedenti. Il primo giocato ad Auckland, e vinto per 6-3 6-4, mentre l’altro, più recente quindi più degno di considerazione, in semifinale a Napoli lo scorso ottobre, concluso in rimonta 3-6 7-6 6-3, vinto da Matteo con le unghie e con i denti, visto il problema alla caviglia iniziato ad accusare proprio durante quel match.
A Miami, Berrettini ha parlato del momento che sta vivendo in campo ai microfoni di Sky Sport: “È un momento di down, come capita. In ogni carriera ci sono alti e bassi. Sto lavorando bene con il mio team, il livello c’è e voglio essere al meglio mentalmente e fisicamente per questo torneo”.