In un’intervista per L’Equipe Boris Becker è tornato a parlare di Novak Djokovic e ha mostrato particolare apprezzamento per la scelta del serbo di ripartire dal suo coach storico, Marian Vajda. “Sinceramente, dopo averlo visto a Miami, mi sembrava che un cambiamento fosse necessario. Conosco molto bene Marian, è uno dei migliori allenatori con cui abbia mai lavorato. Lui e Novak sono stati una cosa sola per molti anni, credevo e continuo a credere che tornare insieme fosse la cosa giusta da fare”.
Con Vajda è tornata anche la presenza fissa di un punto di riferimento nel box di Djokovic, un elemento che Becker considera fondamentale per permettere ad un giocatore di rendere al meglio: “Sono molto scettico sulla possibilità di allenare da casa o online, è necessario stare sul campo e capire il tennis in prima persona. Non puoi farlo da casa, devi vivere lo spogliatoio, indipendentemente da quanto sei stato forte in passato. Carlos Mola è stato un gran giocatore, eppure è sempre al fianco di Nadal. Ricordo che quando Lendl allenava Murray, era molto presente e, per questo, funzionava. Non farò nomi, ma pochi allenatori sono dei veri conoscitori di tennis”.
Sempre in quest’ottica, è fondamentale che un allenatore abbia personalità da vendere: “L’allenatore deve sapersi imporre e dire al giocatore, anche e soprattutto, ciò che non vuole sentire. Questo Marian lo fa molto bene, ed è perfetto per Novak. Djokovic non è un computer, su cui basta premere un pulsante. È molto intelligente ed indipendente, devi convincerlo, spiegandogli perché è importante fare una certa cosa. Una volta che ha recepito il messaggio, diventa come una macchina”.
Infine, sulla separazione da Andre Agassi, Becker ha preferito non esporsi: “È difficile dire dall’esterno perché non abbia funzionato. Il fatto che Novak non abbia giocato per molto tempo non ha aiutato”.
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