Di Damiano Battiato
A Shangai si alza l’asticella ma anche la posta in palio, comincia l’ultimo torneo cinese dell’edizione 2024, e con esso anche il cammino di un Jannik Sinner, che ha grande voglia di fare ancora meglio dell’edizione scorsa, in cui perse ai quarti contro lo statunitense Ben Shelton. Il suo primo avversario è Taro Daniel, giapponese, 91° del ranking mondiale, affrontato e battuto una sola volta in occasione dell’Australian Open 2022.
Si nota sin da subito la differenza tecnica fra i due, in primis dal posizionamento in campo e dalla qualità dei colpi, notevolmente favorevole a Sinner che non ha problemi a pressare l’avversario e indurlo all’errore; se questi non prende subito l’iniziativa o provvedimenti volti a spezzare il ritmo dell’italiano si fa ancora più in salita la sua strada, è quello che spesso prova a fare, ma senza successo, visto che l’opzione scelta il più delle volte è l’accentramento a rete che lo vede scavalcato con una facilità disarmante da un passante.
Così diventa facile il 3-1 con break per Sinner già al quarto game, e ancora più facile lo è il conseguente 6-1, figlio sicuramente di qualche imprecisione di misura del giapponese, ma anche delle occasioni che Sinner si costruisce dal nulla grazie a sfiziosi preziosismi tecnici che portano Daniel da una parte di campo, e nel colpo seguente la palla dall’altro, per non parlare di quando copre a rete i passanti senza troppe pretese del giapponese, la volèe che ne segue è troppo precisa per essere anche solamente raggiungibile.
Il secondo set comincia in maniera analoga al primo, ma prosegue in maniera più combattuta, nel senso che vi è il break di Sinner al terzo game che gli garantisce per la prima volta il vantaggio di game che manterrà lungo tutto il corso del set: lo stile di gioco che contraddistingue i due non cambia a differenza dei singoli episodi che nel loro insieme danno vita a game più combattuti; può essere Daniel che ritrova precisione alla ricerca dei limiti di campo o qualche spunto offensivo in accelerazione, così come Sinner che ha abbassato la fiacca, rimane in ogni caso emblematico il quinto game con Daniel a servizio che deve aggiudicarselo soffrendo tanto dopo otto parità 40-40. Proviene da questo game quello che è senza ombra di dubbio il punto dell’incontro: Sinner salva due smash di Daniel, il secondo riesce a rinviarlo a campanile sulla riga di fondo del campo avversario, il giapponese può solo proseguire normalmente lo scambio, di fatto apparecchiando a Sinner uno splendido diagonale in accelerazione che lo lascia spiazzato al centro.
Un batti e ribatti finale senza troppe emozioni garantisce la vittoria di Sinner per 6-4, garantendogli il passaggio del turno ai sedicesimi; da notare come non abbia mai menzionato lo svolgimento di un singolo turno a servizio di Sinner, messo in discussione ancora meno dell’incontro, perché le statistiche parlano chiaro: solo un’oltranza raggiunta su nove game.
Dovevano svolgersi in seguito se non addirittura in contemporanea ulteriori incontri vedenti tanti italiani protagonisti, fra cui Berrettini, Cobolli, Musetti e Bellucci, impegnati rispettivamente contro il danese Rune, lo svizzero Wawrinka, il belga Goffin ed il tedesco Zverev: tuttavia, solamente l’ultimo incontro dei quattro si sarebbe svolto al chiuso (allo Stadium Court), e di fronte ad una pioggia proibitiva l’unico in data odierna; tutti gli altri incontri dunque sono stati rimandati all’indomani ad orario da destinarsi.
Quello che si è detto riguardo Sinner-Daniel lo si potrebbe ripetere a parti invertite per Bellucci-Zverev, partita che sulla carta vedeva come ovvio vincitore il tedesco, di una categoria impareggiabile per Bellucci, eppure vi è molto rammarico per quello che si è visto in campo: di fronte uno Zverev forse non al pieno delle sue potenzialità, Bellucci sapeva costruire la sua azione come un castello di carte di cui ogni singolo scambio era una di esse, ma ogni volta si perdeva in una banalità finale, carta che avrebbe fatto cadere interamente il castello vanificando il tutto. A proposito di carte, tra quelle che poteva vantare Bellucci vi erano le smorzate, molto ben eseguite, e i passanti, spesso non tenuti da Zverev; fra quelle brutte tanto quanto l’asino nell’omonimo gioco di carte rientrano gli smash, la cui esecuzione è totalmente da rivedere e non fa altro che regalare punti apparentemente fatti da Bellucci all’avversario.
Avrei molto voluto dire che se Bellucci non si fosse perso nei colpi più semplici avrebbe dato filo da torcere al numero 3 del mondo, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte, 4-6 2-6 è un punteggio che parla chiaro, ma per Matteo è tutta esperienza ed uno stimolo per diventare più competitivi piuttosto che rimanere semplici comparse di tornei importanti come questo.