Carlos Alcaraz: “I veri campioni alzano il livello quando serve”

Un match in salita, vinto con cuore e tenacia

Carlos Alcaraz ha conquistato la sua prima semifinale al Masters 1000 di Monte-Carlo al termine di una battaglia estenuante contro il francese Arthur Fils, durata due ore e ventitré minuti. Un match che ha messo a dura prova i nervi e la solidità mentale dello spagnolo, capace di rimontare una situazione compromessa e di uscire vittorioso grazie alla capacità – come lui stesso ha ammesso – “di trovare il miglior livello quando più conta”.

Fils, giovane promessa del tennis francese, ha giocato a un’intensità altissima, mettendo alle corde Alcaraz per lunghi tratti della partita. “Non dirò che ero a un punto dalla sconfitta, ma ci sono andato molto vicino nel secondo set. Lui ha una potenza incredibile, è tra i giocatori più fisici del circuito”, ha dichiarato Carlitos in conferenza stampa. Il murciano ha riconosciuto di non aver espresso il suo miglior tennis, ma di “essere rimasto lì, punto dopo punto, aggrappato al match”. Ed è stata proprio questa resilienza a fare la differenza.

Quando la pressione diventa un motore

È ormai un tratto distintivo del suo gioco: Carlos sembra dare il meglio di sé solo quando è sull’orlo del baratro. Anche contro Fils, ha subito un doppio break nel primo set e si è ritrovato sotto nel terzo, ma proprio nei momenti di maggiore difficoltà è riuscito a ribaltare l’inerzia della partita. “So che gioco meglio sotto pressione, ma per la mia salute e quella del mio staff dovrei farlo un po’ prima”, ha ironizzato, aggiungendo che “mio padre dice che gli verrà un infarto se continuo così”.

Il giovane talento spagnolo – che a neanche 22 anni ha già vinto Slam e vissuto finali importanti – mostra una maturità sorprendente: “Ho iniziato presto, ho già affrontato tante situazioni complicate che mi hanno insegnato come gestire la pressione. Ogni esperienza è una lezione, e voglio continuare a imparare per avere un vantaggio sugli altri”. La semifinale raggiunta a Monte-Carlo non è solo un risultato, ma un simbolo di crescita personale e professionale.

Comunicazione, tattica e quel bisogno di confronto

Durante il match, non sono passate inosservate le frequenti interazioni tra Alcaraz e il suo angolo. La comunicazione con il coach Samuel López è stata continua, e a detta del numero due del mondo, fondamentale. “Ho bisogno di parlare con chi mi conosce e mi capisce, soprattutto nei momenti complicati. Samuel ha una visione esterna che può aiutarmi a vedere cose che io non vedo. A volte, non so esattamente cosa fare, e quei consigli mi danno calma e fiducia”.

Questo rapporto stretto con il team è un pilastro del suo approccio competitivo. “Ho bisogno di tirare fuori la rabbia e la frustrazione. Parlare mi aiuta a liberarmi e a ritrovare lucidità”, ha spiegato. È anche attraverso questi scambi che Alcaraz riesce ad aggiustare la tattica in corsa e a trovare soluzioni nei momenti critici del match.

La semifinale contro un amico

Ad attenderlo in semifinale c’è Alejandro Davidovich Fokina, amico e connazionale, con cui ha condiviso allenamenti e tornei fin da giovane. “Ci conosciamo bene, giocava anche con mio fratello maggiore. Mi ha invitato al suo matrimonio, siamo amici. Ma quando si entra in campo, non ci sono amici”, ha detto Alcaraz con un sorriso. Davidovich, anche lui in gran forma, è alla sua seconda semifinale a Monte-Carlo e conosce bene il terreno.

Per Alcaraz si tratta di un’altra tappa importante in un torneo che, come ha sottolineato, “può dare grande fiducia in vista della stagione sulla terra battuta”. La sfida sarà intensa, ma l’obiettivo è chiaro: continuare a crescere, imparare e, perché no, puntare al titolo.

Una vittoria che vale doppio

Più che una semplice qualificazione alla semifinale, quella contro Fils è stata per Alcaraz una dimostrazione di maturità e consapevolezza. Non ha brillato come nelle sue giornate migliori, ma ha saputo stringere i denti, cambiare marcia quando contava e soprattutto non arrendersi. “È stata una delle partite più difficili della stagione”, ha detto. Ma è anche una delle più preziose. Perché come lui stesso ha ricordato: “Questo è ciò che fanno i campioni”.

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