Intercettato dai microfoni del giornale El Español, il coach di Rafael Nadal, Carlos Moyà fa il punto della situazione riguardo l’attuale numero 1 al mondo: si parte dagli US Open, dove il suo “allievo” dovrà difendere il titolo, dopo aver battuto l’anno scorso Kevin Anderson nell’atto conclusivo.
US OPEN- Anche quest’anno, il classe ’86 è il favorito in quel di Flushing Meadows: “Ho molto fiducia in Rafa, soprattutto per via della sua dedizione al lavoro e al suo grande amore che è il tennis: l’unico dubbio in questi anni sono stati solo gli infortuni, ma alla fine è sempre il numero 1 e anche i problemi fisici passano in secondo piano. Tanti anni fa ritenevo impossibile, e infatti era raro, vedere un tennista continuare a vincere in età avanzata, ma Rafa riesce ancora a vincere: sarà lui a ritenere opportuno il momento del ritiro.” Riuscirà a far suo il 18° Slam anche sotto la Statua della Libertà?
OLIMPIADI 2020- Tra gli obiettivi di Rafael Nadal, ci sono già i Giochi Olimpici del 2020, che si terranno a Tokyo, soprattutto dopo aver saltato quelli del 2012 a Londra, quando trionfò Andy Murray su Roger Federer nel giardino di Wimbledon: “Ci sono molte possibilità che Rafa vada in Giappone: sarei sorpreso se non partecipasse.” Ha affermato l’ex numero 1 al mondo, che ritiene difficile ritirarsi dalla disciplina che ami: “Non è facile lasciare uno sport dopo averlo praticato a lungo: così facendo tornerai alla realtà, diventando un allenatore o un imprenditore. Ritirarsi è sicuramente complicato.” La medaglia d’oro sarà alla portata anche tra due anni?
DEDIZIONE, LAVORO E VETTA- La chiave delle vittorie di Nadal derivano sicuramente dal lavoro certosino migliorato di anno in anno: “La chiave del successo, che continua ad arrivare, è giunto dall’evoluzione del suo gioco, pari al lavoro di ogni anno, migliorato sempre più: le circostanze, il cambiamento, ti permette il miglioramento, e dunque di stare ancora in alto, come dieci anni fa. Ma se Rafa è sempre in vetta è grazie al suo modo di giocare che è cambiato, adattandosi al tennis che cambia: a 20 anni il suo stile di gioco era diverso ma comunque efficace.”
Ora il tennista di Manacor è più maturo e cosciente rispetto al passato, come dimostrano le scelte: “A Cincinnati avrebbe potuto giocare, perché era al 100%, ma così facendo, non si può arrivare a fine stagione, giocando per vincere tutto a quest’età. Rafa ci gratifica molto, perché sta sentire i nostri consigli, determinanti per le sue scelte.” Infine, il privilegio e la sicurezza hanno giovato per la posizione di coach, come dichiarato dall’ex numero 1 al mondo: “Quando mi è stato proposto il ruolo di coach ero sicuro e convinto: non sapevo se avesse vinto di nuovo Slam, ma ero sicuro che il suo livello sarebbe tornato quello di un tempo.” Ancora una volta, Moyà si è dimostrato più che lungimirante…
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Si….. 2020!