Cocktail esplosivo per il 2020: Denis Shapovalov

Agitiamo con cura in un cilindro da mago – rigorosamente nero – quanto segue: discendenze russe , un mix di religioni, un talento innato, colpi esplosivi, la fretta di fuggire dall’URSS, un tragitto in Israele, la quiete delle lande disabitate del Canada. In un batter di ciglia ecco arrivare, quasi dal nulla, un innato talento; prodigioso ragazzo ventenne dalle arcane traiettorie dei colpi, Denis Shapovalov.

Iniziato il suo percorso da professionista nel 2014 nella patria d’adozione da allora ecco macinare chilometri, potentissimi servizi (media di 200 km/h) con colpi mancini ad effetto; strabilianti nello scacchiere del campo. Angoli a sorpresa; anch’essi apparentemente spuntati dallo stesso cilindro magico. Nel rettangolo – superficie prediletta l’erba – nulla di prevedibile; estro, fantasia ed irragionevolezza alla fine compiono il miracolo; e vanno a segno. Quindi oltre ai km si macinano punti e posizioni nel Ranking. Fine 2019 si vanta la posizione 15esima e sembra in un lampo poter chissà cos’altro offrire. La plasticità fisica – come dimenticare la reattività ed i fantastici e rapidi spostamenti – va di pari passo con la spregiudicatezza e l’incoscienza controllata; memorabili le risposte al servizio. Quasi sempre vincenti senza possibilità alcuna di scambio.

Shapovalov
Denis Shapovalov

Il nostro ragazzo – nato nell’aprile del 1999 – quest’anno ha coronato non solo il best ranking, ma altresì il traguardo spesso rimandato del primo Titolo: Stoccolma. Altro Paese, altre emozioni gelide e cristalline. Ricevuto un bye al primo turno quale 4^ testa di derie Denis – superati senza mai andare al terzo set in sequenza Alexei Popyrin, Cedrik-Marcel Stebe e Yuichi Sugita – arriva in finale nell’ottobre del 2019; quindi pochi giorni or sono. Eppure pare un secolo: doppio 6/4 a tale Krajinovic. Gioco chirurgico, empatico e d’istinto. Una corsa immane spesa con la naturalezza di chi con la racchetta sembra esser nato. Genio e sregolatezza d’effetto; il campo visivo muta in fretta ed i colori e la velocità confondono. Il campo reale a seconda delle sue posizioni e piroette sembra a volte molto più piccolo. Altre volte immenso come la desolata e poco popolata terra canadese.

A Toronto la madre Tessa, ancora oggi punto di riferimento emotivo e tecnico del figlio, gestisce un’Accademia di Tennis. Artefice dell’estroverso rovescio ad una mano; tagliente ed inafferrabile come una saetta. Ora il ragazzo biondo e carismatico nella sua essenzialità risiede a Nassau, nelle Bahamas. Il 2020, insomma, parte da qui. O riparte, chi può dirlo. Mai dare nulla per scontato. Solide premesse, allenamenti mirati. Potenza dell’espressione estemporanea tuttavia regolata, dietro le quinte, da anni di insegnamento e rigida autorevolezza materna. Insomma quel Wimbledon Junior 2016 non sembra aver offuscato, come altre vittorie nostrane troppo precoci e gestite con modalità distonica, l’orizzonte del promettente futuro; così, sembra, da quasi certo Top Ten.

Denis Shapovalov

Le caratteristiche ci sono tutte, nessuna esclusa. Considerato anche non abbia per sua fortuna a risentire delle pressioni mediatiche e del mal vezzo, non solo italiano, che nell’effetto domino delle vittorie – e degli sponsor milionari – in sequenza vedono in pochissimi mesi: essere un predestinato, una promessa mantenuta, attraversare una crisi di identità in caso di qualche set perduto, cadere in una definitiva debacle. Retrocessione e diagnosi borderline. Per fortuna sua Denis è poliglotta, multitasking e laddove non scorra sangue russo provvede la sfrontatezza e la rigidità assimilata nelle nevi del Canada.

Quindi best ranking nel novembre 2019 e qualche velleità anche in doppio; laddove il compagno di avventure e di schemi deve, per primo, assecondare e capire dove nascano gli angoli incredibili che riesce a disegnare sul campo. Neppure avesse in mano un pennarello. Sul suo profilo Instagram golf e barche. Chissà cos’altro. Unica accortezza per superstizioni varie: il 2020 sarà bisestile…

Di Prudence

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