Dominic Thiem ha concluso l’anno da n. 5 del ranking facendo segnare uno score stagionale assolutamente positivo condito da ben 49 vittorie. L’austriaco ha vinto il suo primo e unico titolo a Rio e ha raggiunto altre due prestigiose finali a Barcellona e Madrid uscendo sconfitto solo per mano di Rafa Nadal. Thiem ha poi ben figurato a Roma e Parigi centrando la semifinale in entrambe le occasioni. Nulla da eccepire per l’austriaco che ha portato a termine una stagione su terra rossa a dir poco invidiabile.
L’attenzione ora si sposta sul capitolo cemento. Su questa superficie il tennista di Wiener Neustadt ha raccolto poche gioie a fronte di diverse delusioni cogliendo vari quarti di finale, ma senza spingersi mai oltre. Quale allora la soluzione alle insicurezze di Thiem sui campi in cemento?
Sulla carta l’austriaco sembrerebbe avere tutte i requisiti per essere un giocatore da duro. La prima di servizio non di rado supera i 200 km/h e spesso si rivela un’arma piuttosto incisiva. Anche il dritto non è un colpo mal eseguito, ma potrebbe essere migliorato così come la seconda di servizio, ad oggi ancora troppo fragile e insicura. La sua apertura di rovescio appare uno dei pochi nei di Thiem sul piano tecnico. Troppo ampia e lunga per un giocatore che vuole arrivare in alto anche sui palcoscenici in cemento, ma comunque piuttosto efficace su terra rossa, dove l’austriaco è abilissimo nel gestire palle alte e senza peso.
Il gioco di Thiem richiederebbe un cambiamento drastico e repentino nei colpi da fondo campo. Parlare di correzioni sul piano tecnico a 24 anni sarebbe improbabile, ma anche qualche piccolo aggiustamento tattico può essere utile. Al di là di lavagne tattiche e modifiche tecniche, il vero problema dell’austriaco potrebbe essere mentale? È evidente che Thiem insista nel colpire forte sin dalla prima palla dello scambio; questo fattore non aiuta di certo a limitare gli errori gratuiti, ragion per cui un approccio più paziente premierebbe sicuramente l’attuale n. 5 del mondo.