Dal team al servizio, la strada di Sinner verso la prima finale Slam

Jannik Sinner ha raggiunto la sua prima finale in un torneo dello Slam, all’Australian Open, battendo Novak Djokovic in semifinale. Il percorso che l’ha portato fin qui, per quanto l’altoatesino ha solo 22 anni, parte da lontano, probabilmente da questo stesso torneo, nel 2022, quando successivamente a quella fatidica netta sconfitta in tre set con Stefanos Tsitsipas, Sinner si rese conto della distanza che ancora lo separava dai primissimi del ranking. Jannik decise di tirare una linea, e di rivoluzionare il suo intero team, partendo dal coach, separandosi da Riccardo Piatti ed affidandosi a Simone Vagnozzi, ex allenatore di Marco Cecchinato, insieme, in seguito, anche a Darren Cahill.

Da quel momento in poi, ma anche prima, ci sono state tante partite dalle quali Sinner ha imparato tanto, soprattutto sconfitte. Ci sono stati i due match persi a Wimbledon con lo stesso Djokovic (uno in cui era avanti 2 set a 0 ed uno perso in 3), c’è stata la sconfitta con match point a favore con Alcaraz allo US Open, ci sono state due sconfitte, sempre al quinto set, con Tsitsipas e Zverev. Tutte tappe che nel momento sono state dolorose, ma che facevano parte di un percorso, e che l’hanno condotto a questo risultato, al di là dei mugugni del pubblico o delle critiche. Poi ci sono i miglioramenti tecnici, soprattutto al servizio, che è diventato un colpo con il quale Jannik risolve tanti punti delicati, e con cui è arrivato, per ultimo, a non concedere nessuna palla break in un intero match 3 set su 5 alla miglior risposta della storia, quella di Djokovic. Ed in tutto questo, Sinner, nell’ultimo anno, ha battuto per quattro volte un numero 1 del mondo, che sia Alcaraz o Nole. Solo Rafa Nadal (con cinque vittorie), ha fatto meglio del tennista azzurro nelle prime sei sfide con un numero 1 del ranking.

Jacopo Canonico

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