La prima settimana degli AO ha offerto parecchio materiale interessante su cui discutere. La prematura uscita di scena di Rafael Nadal, la prossima paternità di Andy Murray e su tutti, sicuramente, lo scandalo delle scommesse. Ma, lontano dai riflettori del clamore mediatico si è compiuto, a Melborune, uno di quei miracoli che tanto fanno bene allo sport. Per la prima volta, infatti, si sono registrati i nomi di due tennisti della Federazione Bosniaca al secondo turno di una prova dello slam. L’onore ed il merito di scrivere questa pagina di storia è toccato a Damir Dzumhur e Mirza Basic.
Dzumhur, 23 anni, numero 81 del mondo è riuscito a sbarazzarsi in cinque set del britannico Kyle Edmund. A Basic, invece, 24 anni, numero 138 del mondo sono bastati solo tre set per avere la meglio su Robin Haase . Partiti, entrambi, dalla martoriata Sarajevo, in Bosnia-Erzegovia, nati e cresciuti sotto i bombardamenti ed i proiettili dei cecchini, Damir Dzumhur e Mirza Basic hanno iniziato a giocare in una sala di un albergo poi trasformata in obitorio pronto ad accolgiere le vittime della guerra. Dopo avere, infatti, ottenuto l’indipendenza dalla ex Jugoslavia di Tito, la Bosnia fu teatro della guerra più sanguinosa patita dalla’Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale. Quasi 100.000 morti dall’aprile del 1992 al settembre del 1995. Damir nacque il 20 maggio del 1992. In una Sarajevo posta sotto assedio dalle forze serbe. Un giorno prima che l’ospedale venisse evacuato. Le nuove generazioni cercano, oggi, di buttarsi alle spalle un passato pieno di dolore. Dove gli unici pensieri erano la guerra e le sue conseguenze Damir rappresenta un simbolo per la Bosnia intera. Un pioniere.
Dopo il debutto come professionista nel 2011 raggiunge il terzo turno di uno slam proprio a Melbourne, nel 2014. E nel 2015 entra in top100 . Oggi dà il benvenuto, in un secondo turno, all’amico Mirza. Ai microfoni dei cronisti della stama Dzumhur si è detto al settimo cielo per la vittoria di Mirza Basic. Che, invece, fino ad ora ha vissuto una carriera più sordina trascorsa prevalentemente nei Challenger. Per la maggior parte della mia carriera, dice il ragazzo di Sarajevo, non ho avuto nessuno al mio fianco. La presenza di Mirza mi da sicuramente una spinta in più. Per capire l’importanza dell’evento possiamo pensare che una delle principali riviste della Bosnia l’ Oslobodjenje ha riportato la notizia in copertina per cinque giorni di fila. Solo la nazionale di calcio capitanata da Dzeko ha avuto questo onore dopo avere raggiunto la qualificazione ai mondiali di calcio svoltisi in Brasile.
“Spero che tutto questo possa servire per avvicnare quanto più al tennis le future generazioni”, dice Damir. Sono, ancora, poche le risorse destinate dal suo paese allo sport. Il sito della federazione bosniaca di tennis non ha una traduzione in inglese. Ed è per questo che tanti tennisti di origine bosniaca hanno dovuto abbandonare il loro paese in favore di altre federazioni più ricche. Cilic, Ljubicic, Dodig o Petkovic sono solo alcuni esempi. Damir e Mirza sono, infatti, gli unici tennisti bosniaci insieme agli altri tre poco conosciuti Setkic, Brkic e Fatic ad essere in top 1000. La Croazia e la Serbia possono vantare rispettivamente diciannove e diciotto giocatori in top-1000. Ma non è questa la cosa più importante. Ciò che oggi celebriamo sono i primi passi compiuti dalla Bosnia verso la normalità. Fatta, anche, di sport. Senza il pensiero della guerra. I risulati di Damir e Mirza sono poca cosa rispetto a quelli di tanti altri campioni, ma di sicuro sapranno ispirare molti bambini del loro paese ad armarsi con una racchetta, invece, che con una pistola.
di F.Messina