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Daniel Evans, il talento alla ribalta

Daniel Evans sta attraversando il momento più prolifico della sua carriera tennistica, che ha preso avvio poco più di dieci anni fa, nel 2006: all’epoca era un sedicenne piuttosto scalmanato ed amante della vita notturna, con una certa riluttanza verso il sacrificio nonostante la generosa dote di talento offertagli in dono da madre natura. Da un anno a questa parte, si è letteralmente dato una regolata ed ha iniziato a dedicarsi anima e corpo al tennis. E adesso si trova a disputare il quarto turno dell’Australian Open.

TRA DIVERTIMENTO E TALENTO – Dan, chiamato confidenzialmente così dai suoi cari, non conduce minimamente la vita di un ragazzo che vuole fare del tennis la sua priorità; anzi, tutt’altro: nottate in discoteca, numerose bravate e soprattutto, aspetto decisamente preoccupante, una scarsissima attitudine verso il lavoro. Fermamente convinto del suo talento, tanto da dichiarare di essere sicuro di arrivare nei primi 100, muta radicalmente stile di vita ed approccio al tennis grazie principalmente al suo nuovo coach Mark Hilton, con cui Evans ha un rapporto di cieca fiducia, ed anche a causa della tragica morte di Julien Hoferlin, suo ex allenatore, che ha avuto ripercussioni importanti nel suo processo di crescita. Il bacio al cielo nella vittoria contro Tomic era rivolto proprio a lui.

PRINCIPALI RISULTATI – I continui progressi sul campo stanno avendo dei riflessi immediati sulla classifica: proprio in fase di preparazione dell’Australian Open, disputando il torneo di Sydney, ha raggiunto la sua prima finale ATP in carriera, salvo poi cedere al veterano Gilles Muller, con annesso best ranking: posizione numero 51 (con un incremento di ben 16 posti) e terzo tennista britannico dopo Murray e Kyle Edmund. E il suo ruolo da assoluto protagonista nello Slam australiano, fungerà inevitabilmente da catalizzatore nella scalata in classifica. La materia su cui lavorare è di quelle pregevoli, non finissime ma decisamente importanti. Le recentissime vittorie contro Cilic e Tomic, ottenute senza eccessivi patemi, sono la testimonianza esatta delle sue potenzialità. E soprattutto, ci riferiscono di un tennista che potrebbe rivestire un ruolo importante anche nei prossimi mesi. Ci sono già altre vittorie rilevanti nel suo palmarès, come quelle nel 2016 su Dimitrov a Washington e sul baby fenomeno Alexander Zverev allo US Open (memorabile anche il match di terzo turno contro Wawrinka, in cui il britannico cedette solo al quinto set); più datato, nel 2013, il successo contro Kei Nishikori, allora dodicesimo della classifica mondiale, al primo turno dello US Open. E la scorsa settimana è stata la volta di Dominic Thiem, a riprova del valore assoluto di questo tennista. I punti accumulati sin qui derivano anche da quattro recenti successi in tornei Challenger, tutti sul veloce, superficie più consona alle sue caratteristiche di gioco.

SPECIFICHE TECNICHE – Sul cemento, Daniel Evans riesce ad esprimere al meglio il suo bagaglio tecnico. Il repertorio è completo: buoni fondamentali, ottima capacità di variare e spiccata predisposizione per il gioco di volo. Difetta principalmente di un’elevata velocità di palla, compensata però egregiamente con le rotazioni e con la possibilità di offrire sempre soluzioni diverse. Pur essendo dotato di un rovescio ad una mano piuttosto efficace, tanto in top quanto in back, il ventiseienne di Edimburgo si sposta spesso alla ricerca del dritto per aprire il campo e concludere di volo. La copertura della rete è fantastica e lo stile vagamente retrò è indubbiamente molto piacevole agli occhi.

Quella di Evans è la storia di un talento che ha deciso finalmente di svoltare e di candidarsi seriamente per la conquista dei piani alti della classifica. Realisticamente, una sua collocazione nei primi 30 del mondo non potrebbe essere contestata da nessuno, considerati il bagaglio tecnico di base e la facilità nel proporre numerosi schemi di gioco.

 

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Luca Sassone

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