Davvero Nadal può non vincere gli US Open?

Viaggio tra i possibili outsider dello spagnolo a Flushing Meadows. E chissà che la sorpresa non arrivi proprio dal Belpaese...

Certo, verrebbe da dire, nel tennis abbiamo imparato che tutto è possibile, anche che esca al primo turno. Verosimilmente, però, sembrano esserci davvero pochi ostacoli tra Rafael Nadal e la conquista del quarto titolo a Flushing Meadows. Lo spagnolo in questo periodo sta imponendo una monarchia quasi assoluta sul circuito, che sembra provenirgli dalla divinità come accadeva nel 1600: quando nel main draw c’è lui, almeno in semifinale ci arriva. Sempre. E i risultati parlano chiarissimo: è stato così, nell’ultimo anno, in sei su otto competizioni disputate (quelle due sono eccezioni che confermano la regola).

Nadal ha vinto la settimana scorsa a Toronto e ha deciso di non giocare a Cincinnati, perchè, come ha lui stesso sottolineato tramite i suoi canali social, deve prendersi cura del suo corpo per restare in salute, come lo è ora. E poco importa se i nostalgici dovranno aspettare ancora qualche settimana per la reunion dei Fab Four, che a questo punto si terrà a Nuova York. I quattro che hanno segnato più d’un epoca nell’amato gioco saranno infatti ai blocchi di partenza agli Us Open, con Nadal che parte non solo in pole-position, ma con almeno mezzo giro di vantaggio su tutti gli altri. E no, tranquilli, non mi sono dimenticato di Roger Federer e Novak Djokovic: è solo che sul primo pende un punto interrogativo grosso quanto l’Artur Ashe Stadium che diverrà leggermente più piccolo solo dopo il suo primo match ai Western and Southern Open di stasera (programmato per l’una), e sul secondo…Si, è vero, Nole potrebbe anche vincere, ma due Slam in un anno nella stagione del rientro sarebbero forse un po’ troppo anche per un incontentabile come lui, e la sconfitta contro Tsitsipas la settimana scorsa ha confermato che (è inutile nascondersi dietro un dito) non è ancora il Djokovic d.o.c.g. che tutti ricordiamo. Per finire la rassegna sui Favolosi Quattro ci mancherebbe Andy Murray, che però il suo US Open lo vincerebbe a mio avviso già se arrivasse alla seconda settimana. Alla luce dei recenti risultati è razionalmente inutile aspettarci grandi cose dallo scozzese, visto e considerato che ieri ha perso con un Pouille non esattamente al top della forma (per usare un eufemismo).

E allora è logico prevedere una vittoria del diavolo maiorchino, che negli scorsi sette giorni ha dimostrato una volta di più di saper vincere anche le partite “sporche” come solo i primi della classe sanno fare. Ai quarti, ad esempio, sembrava essere totalmente in balìa del gioco di un Cilic in volontà di potenza per tutto il primo set; dalla seconda frazione in poi il croato è calato non per sue colpe, ma piuttosto per merito di Nadal, illuminato dal cielo che gli ha fornito soluzioni di cui in quella sera pareva non essere in possesso. E poi contro Tsistipas, in finale, in cui è riuscito a vincere un secondo parziale in cui aveva subìto fortemente il ritorno del greco: di solito, nel tennis, chi rimonta vince, ma non funziona così se di fronte a te c’è un ragazzino che si chiama Rafael Nadal Parera. Così, lo spagnolo si è preso un Masters 1000 sul cemento: non ci riusciva dal 2013. Notate bene: l’anno scorso ha vinto a Flushing pur perdendo al secondo turno a Montrèal e ai quarti a Cincinnati.

L’unica insidia reale potrebbe rispondere al nome di Juan Martin Del Potro, che com’è noto sul cemento è uno che può vincere contro chiunque. Lo scorso anno venne battuto proprio da Rafa in semifinale, pur avendo vinto un’epica battaglia contro Thiem agli ottavi e battuto Federer ai quarti. La Torre di Tandil, però, sul cemento di Los Cabos è stata sconfitta in finale dal nostro Fabio Fognini. Stai a vedere che…

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