Probabilmente i più, offuscati dal sempre più totale ed incontrastato dominio di Novak Djokovic, hanno quasi lasciato nel dimenticatoio o per lo meno hanno fatto trasparire in secondo piano un evento, a mio modo di vedere, estremamente importante: il ritorno sui campi di gioco, a quasi 12 mesi dalla sua ultima apparizione, di Juan Martin Del Potro. Il tennista argentino originario di Tandil, ha raggiunto la semifinale nel torneo ATP 250 di Delray Beach ed ha tenuto testa ad un top 10 ormai stabile quale Tomas Berdych per quasi un set e mezzo al secondo turno di Indian Wells.
Insomma, la strada per il ritorno è stata intrapresa, ed ora sta tutto nel vedere se Juan riuscirà a tornare competitivo ai massimi livelli di un tempo. Nelle memorie degli appassionati e non, è ancora vivo e presente il ricordo di alcune memorabili battaglie combattute dal tennista argentino come la semifinale di Wimbledon 2013 persa al quinto set contro Djokovic, passando poi per la finale dello Shangai Rolex Master dello stesso anno, senza naturalmente dimenticare il sontuoso ed inaspettato trionfo agli U.S Open del 2009, battendo Roger Federer in finale. Insomma un passato ricco di tante grandi piccole soddisfazioni, quello della “torre di Tandil”, troppe volte però fermato nella sua carriera dal suo polso ballerino.
Colpiva troppo forte Juan e si ruppe parecchie volte a furia di scagliare dritti a velocità semplicemente disumane (160 km/h N.d.R.). Probabilmente questo è stato il più grande limite della carriera di colui che, a mio parere, avrebbe potuto ambire a salire sul trono mondiale. Gli infortuni, il polso traballante e talvolta la sfortuna non hanno permesso al tennista argentino di poter realizzare tutti gli obiettivi che il suo immenso potenziale e talento gli avrebbero potuto permettere di conseguire. Ora Del Potro è tornato e tutti quanti noi lo aspettavamo, tifosi e non. Certo, e questo va ricordato, il suo attuale livello di gioco è troppo lontano almeno momentaneamente da quello dei primi dieci giocatori del mondo. Il divario attuale è abbastanza ampio, ma i margini di crescita atletici e tecnici del tennista di Tandil sono enormi.
Vedendo la partita tra Del Po e Berdych appariva chiaro come il tennista sudamericano facesse fatica a tenere testa al ritmo impresso dal bombardiere ceco, specialmente nel secondo set. Ma questo “nuovo” Del Potro possiede delle armi in più nel suo bagaglio. Il rovescio viene sempre più giocato in top, coperto, senza cercare il corpo risolutore e /o vincente, ma come colpo di manovra e viene assai più spesso, e lo si è visto in maniera lampante nel match contro Berdych a Indian Wells, sostituito da un rovescio in back sempre più affinato ed insidioso per i suoi avversari. Il dritto, beh, cosa dire del dritto. Quando possiedi uno dei colpi più straordinari degli ultimi 15 anni a questa parte, anche se non calchi un campo da tennis per 12 mesi non puoi minimamente dimenticarti come colpire una palla con esso. Potenza devastante e velocità di esecuzione sono rimaste quelle di un tempo. Ciò in cui però deve certamente migliorare l’argentino è la componente atletica poiché risulta essere almeno di un mese indietro rispetto alla preparazione dei migliori giocatori al mondo. Lento nei movimenti e negli spostamenti laterali, deve sicuramente lavorare in palestra e con il suo staff atletico per sanare questo deficit che non sembra però essere incolmabile al momento. Naturalmente, per quanto concerne il rovescio, se Del Potro non riuscirà a fare meglio di così, il suo ritorno ad alti livelli è sicuramente poco auspicabile se non impossibile. Non si può giocare a tennis a livello Atp con un fondamentale debole.
Se invece questo è solo l’inizio di un lungo cammino di ripresa, allora, come tifosi, possiamo davvero ben sperare. La classe, si sa, non si dimentica. Nel biennio 2012-2013, Del Potro raggiunse un tale livello di competitività dal punto di vista tecnico e tattico, che sembrava davvero essere in grado di poter mettere seriamente in discussione quello che poi sarebbe divenuto l’attuale dominio da parte di Nole Djokovic. Sfortunatamente per l’argentino però questa speranza ha dovuto rapidamente cedere il passo alla nuda e cruda realtà fatta purtroppo di continui infortuni e stop più o meno lunghi. Ora che Juan è tornato, vedendolo giocare e colpire di nuovo la palla con la sua devastante potenza, almeno personalmente spero davvero che possa essere un nuovo inizio di carriera per il tennista nativo di Tandil. “Non mi giudicate per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi”, così diceva Nelson Mandela ed ora caro Juan, qualunque sia il tuo futuro e qualunque successo tu possa conseguire, noi tifosi e non, noi appassionati di questo sport ti ricorderemo come uno dei più grandi lottatori che abbiano mai calcato un campo da tennis, con l’auspicio però di vederti nuovamente sollevare un trofeo quanto prima possibile.
di A.Scala