“L’affaire Djokovic” sembrerebbe quasi ai titoli di coda in favore del giocatore serbo: il ministro dell’immigrazione, Hawk, pur affermando l’importanza dei vaccini nel Paese australiano, non ha accennato alla vicenda che ha scosso il mondo intero; per adesso, quindi, a tabellone appena ultimato, Djokovic giocherebbe gli Australian Open. Il tennista di Belgrado, infatti, avrebbe la possibilità di partecipare al torneo in virtù di un’esenzione medica al vaccino, in quanto Nole ha affermato di essere risultato positivo il 16 dicembre; tuttavia, lo stesso serbo, due giorni dopo, il 18 novembre ha preso parte consapevolmente ad un evento organizzato dalla stampa francese con l’Equipe, non sapendo della sua positività.
Ancora, Djokovic avrebbe mentito sul visto sul viaggio, adducendo di non aver mai viaggiato negli ultimi 14 giorni; tuttavia, per raggiungere l’Australia, Nole ha preso un aereo da Belgrado a Marbella.
Come già anticipato precedentemente, la vicenda è ormai diventata una parabola che ha travolto l’intero mondo tennistico (e non sicuramente in positivo, vista la situazione pandemica nella quale ancora ci troviamo): l’ultimo evento tennistico che ha avuto una tale portata mediatica è forse l’accoltellamento di Monica Seles, nel torneo di Amburgo del 1993, da parte di un tifoso.
Nel caso di specie, c’è stata una sentenza che ha decretato in favore del serbo; ma, secondo l’opinione comune, è stata realmente fatta giustizia?
Sulla base della scienza giuridica positiva e stando anche alle dichiarazioni di Rafael Nadal sulla vicenda, “DURA LEX SED LEX”: seppur la legge possa apparire ingiusta, è sempre legge; non a caso, anche il tennista spagnolo ha chiarito che, essendoci stata una sentenza, la questione deve essere considerata risolta. Il tribunale ha dato ragione a Djokovic ed essendo la legge sacra, il problema non dovrebbe più porsi.
Tuttavia, considerata la situazione pandemica che sta affliggendo il mondo intero e considerate anche le forti restrizioni che lo stesso Paese australiano ha posto nei confronti dei non vaccinati (preferisco non usare il termine ormai consueto di “no vax” per categorizzare un determinato genere di persone, in quanto anche questo è discriminatorio), sembrerebbe ingiusto consentire al serbo di poter partecipare al torneo. Anche l’attesa circa la decisione del governo australiano di espellere il serbo, rende questa situazione ancora più tragicomica. Ma l’intera vicenda è stata gestita male sin dall’inizio: non è stata sicuramente una bella immagine recludere il tennista serbo all’interno di un hotel per immigrati, isolato da tutti, senza avere la possibilità comunicare con alcuno. Nonostante ciò, dopo la sentenza in favore del numero 1 al mondo, Djokovic ha avuto la possibilità di allenarsi sulla O2 Arena.
Ma le domande da porsi sono altre: 1) se si fosse trattato di un qualsiasi altro tennista (esclusi Federer, Nadal o Murray), la vicenda avrebbe avuto tutta questa attenzione mediatica? 2) e quel qualsiasi altro tennista non vaccinato avrebbe avuto anche lui un’esenzione?
Se la prima domanda non può che concludersi necessariamente con una risposta negativa, sulla seconda ci sono ancora dei dubbi, tuttavia propenderei verso una risposta negativa anche in questo caso. Infatti, se la conditio sine qua non per partecipare al torneo australiano era la vaccinazione, perché consentire ad un giocatore non vaccinato di giocare? E’ ovvio che bisogna considerare la storia di Nole in questa Nazione, dove ha trionfato 9 volte e rischia quest’anno non solo di arrivare a 10, ma anche di superare negli Slam gli altri due mostri sacri (Roger e Rafa).
Come ha detto il suo ex allenatore, Boris Becker, in un’intervista ad Eurosport: “Nole con questa storia della vaccinazione, rischia di non diventare il tennista più forte di tutti i tempi, soprattutto per le conseguenze di questa decisione di non vaccinarsi”. Dichiarazione sulla quale mi trovo personalmente d’accordo: salvo situazioni clamorose, Djokovic è destinato a diventare forse il giocatore più “vincente” di tutti i tempi (non il più forte, questa è una valutazione difficile da fare). Non è la prima volta che il serbo si macchia di episodi controversi: nel 2020, ad aprile, quando il covid era nella sua massima diffusione, senza che ancora si avessero dati certi, in pieno lockdown, Djokovic organizzò un evento, l’Adria Tour a Belgrado, nei cui spalti si radunarono migliaia di tifosi, senza mascherine e senza alcun rispetto dei morti che il covid aveva portato. Questo episodio avrebbe potuto costituire un precedente importante per l’Australia, tuttavia non sembrerebbe essere stato preso in considerazione. Anche le dichiarazioni dei genitori non depongono in favore dell’immagine del figlio: affermare che “Nole sia lo spartano che è destinato a liberare il mondo dalle ingiustizie” è abbastanza grossolano, soprattutto perché questa dichiarazione si pone in maniera antitetica con la campagna vaccinale, che dovrebbe rappresentare la cura e non il male.
Insomma, alla luce di quanto successo, Djokovic è risultato davvero vincitore, a discapito di tutti gli altri giocatori vaccinati che sono “vinti”, oppure potrebbe essere che il vero vinto sia il serbo, in quanto, pur risultando vincitore in tribunale, in realtà la sua immagine si è macchiata di un inchiostro quasi indelebile?
A voi, le conclusioni.
di Donato Marrese