Djokovic: hai ancora voglia?

Proviamo a speculare un po’ sulle reali intenzioni circa l’argomento “tennis professionistico” di Novak Djokovic.
Certo, si tratta di un divertissement, non più di questo. Nessuno può provare a parlare per Nole, nessuno, dotato di buon senso, può pensare di dire quello che sta nella sua testa, quali sono le sue intenzioni. Negli ultimi giorni poi si è scatenato il dibatitto sul suo nuovo consigliere: Pepe Imaz. Abbracci, predicazione di amore e pace, meditazione. Una mossa che ha spiazzato tutti, in testa Boris Becker e Marian Vajda. Parole come “luce divina”, “armonia”, sono clamorosamente entrate nel lessico di Djokovic.

Il gigione che imitava i suo colleghi, il killer (tennistico) che imponeva il suo gioco agli avversari, si è magicamente trasformato in un intellettuale sereno, che cerca la pace interiore, il contatto con l’altro da sé, che ha abbandonato la competizione e la voglia di vincere per abbracciare, in senso proprio fisico, l’umanità. Che senso può avere questa scelta? e soprattutto, è connessa con i risultati che, almeno a far data dalla sconfitta contro Sam Querrey, hanno progressivamente dilapidato un vantaggio faraonico in classifica? E infine: quella posizione di n. 1, contava davvero?

Dopo 221 settimane e, soprattutto 12 titoli dello Slam, con il completamento del Career Grand Slam avvenuto a Parigi, Nole potrebbe aver perso qualcosa: sicurezza, motivazioni? Difficile dirlo, anzi impossibile. Ma tra le poche certezza che abbiamo c’è la questione famiglia: il matrimonio, un figlio, la crisi con Jelena, prima ignorato poi ammessa davanti ai media. La riconciliazione, e, con buona possibilità, la necessità di accordarsi su una nuova base di partenza nella gestione del menage famigliare. In tutto questo, ci saranno anche motivazioni commerciali: contratti firmati, scelte da fare. Gli avversari che incalzano. Le aspettative da mantenere.

Sarà accaduto allora che Nole, guardandosi allo specchio, abbia detto: “io, chi sono?” (cit. Franco Battiato), cosa voglio fare? E ha pensato che sentire nuove parole, incontrare il mondo attraverso un differente approccio, sarebbe stato utile. Così compare Pepe Imaz, ex tennista di discreto livello, conoscitore del circuito, consigliere spirituale. Insomma: il mix giusto per ritrovare le motivazioni per sacrificarsi, giocare ancora da top player, tenere lontana la noia e forse la routine, guardare a se stessi da un punto di vista altro, inusuale, uno sguardo asimmetrico al tennis professionistico, capace di conciliare gli equilibri famigliari con le logiche del circus mondiale.

Ci piace considerare le cose da questo punto di vista, e non, come qualcuno ha fatto, con un atteggiamento censorio, una sorta di diminutio di Nole e della sua capacità di discernimento, di valutare e gestire le cose. Una scelta intanto da rispettare. E se poi il campo non sarà generoso nei suoi confronti, ricordiamoci che anche il più longevo dei numeri 1, è pur sempre un uomo nella sua prospettiva esistenziale, e non un campione che produce partite vinte, per la gioia dei tifosi.

Alberto Maiale

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