È passato solo qualche mese da quando Naomi Osaka ha esternato le sue difficoltà psicologiche. Era la vigilia del Roland Garros e la notizia creò un polverone mediatico, non tanto perché Naomi soffriva psicologicamente, ma più che altro perché, la stessa giapponese, additò la stampa e i giornalisti come principali colpevoli del suo stato emotivo. Da qui la sua decisione di non partecipare a conferenze stampa per tutto il torneo.
Il problema della salute mentale degli atleti è sempre stato un problema passato sottotraccia e poco sentito, nonostante la caratteristica psicologica nel tennis sia fondamentale. Non solo nella preparazione di un evento (un torneo o semplicemente un singolo match), bensì anche nel bel mezzo di un incontro. Ad esempio, il crollo di Zverev nel biennio 2019/2020, dopo due anni in cui era esploso nel circuito e sembrava potesse solo migliorare, è stato causato quasi in toto dai problemi extracampo, che ne limitavano la solidità mentale di cui un tennista ha bisogno.
Ultimamente i media si stanno concentrando di più anche sulla sfera emotiva degli atleti. Quindi, quando sentite dire che adesso ci sono sempre più tennisti e tenniste con problemi di salute mentale, diffidate. Potrebbe essere vero, ma ce ne rendiamo maggiormente conto perché prima se ne parlava poco o, addirittura, non se ne parlava affatto.
Questa lunga introduzione, è stata fatta per contestualizzare al meglio la parte centrale dell’articolo. Parliamo infatti di Dominic Thiem, che dopo la vittoria degli US Open 2020, ha subito un crollo mentale, dovuto a infortuni fisici e mancanza di motivazione.
Thiem ha poi continuato: “Nessuno è sempre felice o sta sempre bene, solo perché viaggiamo per il mondo in belle città e giochiamo non significa che il giorno dopo siamo felici. Penso che dovrebbe essere più facile parlarne e solo in questo modo possiamo essere un buon modello anche per le altre persone, dovrebbe essere facile parlare di problemi di salute mentale“.