Da qualche mese, negli sport di squadra americani, sta germinando il seme della parità tra i sessi. I San Antonio Spurs, nota squadra di basket nell’NBA, hanno conquistato la Summer League sotto la guida di Becky Hammon, prima donna a ricoprire il ruolo di assistente allenatore nella NBA. Gli Arizona Cardinals e i Sacramento Kings hanno annoverano nei rispettivi staff tecnici Jen Welter e Nancy Liebereman.
Si tratta, insomma, di una nuova e tardiva tendenza che sta consentendo alle donne di guadagnare sempre più spazio nel mondo degli sport professionistici. Nel tennis, il capostipite di questa nuova onda rosa però non va ricercato negli Stati Uniti, bensì in Scozia: il suo nome è Andy Murray.
Il campione olimpico in carica può fregiarsi di aver innescato questo circolo virtuoso ingaggiando, in tempi non sospetti, l’ex tennista francese Amélie Mauresmo.
“Credo che col passare del tempo in molti sceglieranno di affidarsi ad un’allenatrice” afferma Murray, che poi aggiunge: “Ci sono ancora dei pregiudizi in tal senso, ma sono certo che attraverso altri buoni risultati anche i più diffidenti capiranno che essere assistiti da una donna non è affatto penalizzante, bensì garantisce un valore aggiunto“.
Amélie Mauresmo al momento non puo’ affiancare Andy, dato lo stato avanzato della propria gravidanza che le impone il riposo assoluto. Murray fino al termine degli U.S Open sarà allenato dallo svedese Jonas Bjorkman, il quale era già entrato a far parte della squadra dello scozzese a partire dai Championships.
Per qualche settimana il box di Murray perderà quell’eccezionalità che fino ad ora lo aveva connotato. A confermare lo scalpore che destò nell’ambiente la scelta di Murray è Dante Bottini, co-allenatore di Kei Nishikori.
“La decisione di Murray, almeno inizialmente, ha provocato una certa incredulità nel mondo del tennis. Non era mai capitato che un top 10 decidesse di ingaggiare una donna come allenatrice. Amélie però ci ha messo poco per conquistare la considerazione di tutti, grazie all’ottimo lavoro svolto. Probabilmente Andy era più predisposto a questo tipo di esperienza, dato che in passato è stato allenato anche dalla madre. In questo senso ha dimostrato di essere un ragazzo intelligente e determinato, non dando peso alle critiche ricevute e andando dritto per la propria strada”.
Non tutti però sembrano essersi rassegnati alla parità dei sessi anche nel mondo del tennis. Dopo la pesante sconfitta subita contro Federer nell’ultima semifinale di Wimbledon, molti giornalisti hanno chiesto allo scozzese se non fosse il caso di riaffidarsi alle cure tecniche di Ivan Lendl.
Andy, anziché rifugiarsi dietro un diplomatico silenzio, ha deciso di difendere pubblicamente Amélie, con un significativo editoriale pubblicato dalla testata francese L’Équipe.
“La cosa più sconcertante è che, nonostante sotto la sua guida tecnica io sia passato dall’undicesima alla terza posizione della classifica, dopo ogni sconfitta ci sia un coro di critiche nei suoi confronti. Dicono che io sia stato coraggioso nella scelta di Amélie, in realtà quella coraggiosa è stata lei. Da quando ha iniziato a lavorare con me ha dovuto subire attacchi di ogni tipo. Ho sempre provato un profondo imbarazzo per questo ingiustificato accanimento“.
Murray ha poi concluso il proprio componimento con un ringraziamento alla madre, promotrice del suo ingresso nel mondo del tennis, affermando orgogliosamente la propria appartenenza femminista.
“Se essere femminista significa combattere affinché alle donne siano garantiti gli stessi diritti riservati agli uomini allora si, sono femminista”.
Nonostante buona parte dei critici si sia ricreduto sulla bontà della scelta di Murray un interrogativo rimane ancora insoluta: perchè assumere un’allenatrice capace, intelligente e preparata appare ancora come un azzardo o un’eresia?
Tra qualche anno, quando anche questo ultimo tabù sarà stato finalmente abbatutto, ricorderemo Murray come l’apripista di questa nuova, tardiva ed inarrestabile tendenza.