Londra. Una storia commovente quella del diciassettenne coreano Duck Hee Lee, tennista impegnato, come i suoi coetanei, nel torneo Junior di Wimbledon, luogo in cui ogni bambino che pratica tennis si augura di giocare e vincere una volta diventato grande.
Già, ogni bambino. Anche chi, come Duck, nasce completamente sordo e con pochissime speranze di diventare un giocatore professionista.
Ma il sudcoreano non si arrende ed adesso, da seconda testa di serie nel torneo Junior, ha superato in tre set Marc Polmans e si appresta a giocare il terzo turno, pur non essendo in grado di ascoltare le chiamate del giudice di sedia o dei giudici di linea, nè tanto meno il punteggio, affidandosi solamente a vibrazioni e gesti delle mani.
Duck Hee Lee, però, non è solo un fenomeno mediatico, ma è dotato davvero di un talento straordinario, che lo ha portato in alto nella classifica ITF, sperando ovviamente di poter ripetere lo stesso percorso ai piani più alti.
Una storia, quella del sudcoreano, che non è passata inosservata anche ai grandi campioni, con, ad esempio, Rafael Nadal che lo ha descritto addirittura come una fonte d’ispirazione, per “riuscire a rimanere ed a percorrere la giusta strada, grazie alla sua forte determinazione e forza mentale”.
Una strada lunga e difficile quella di Duck Hee Lee, che è riuscito dove altri ragazzi, con incredibili capacità, non sono mai riusciti: diventare dei giocatori di tennis di livello ITF, non parliamo dell’ATP, a cui questo diciassettenne si sta piano piano affacciando, con prestazioni degne di nota nel circuito Juniores.
Poi, certamente, la sua straordinaria storia attira i media, che vogliono sapere di tutto e di più in merito a come sia essere un giocatore di tennis, nonostante la sordità, a causa della quale Duck è costretto ad utilizzare un traduttore per aiutarlo a comprendere le domande e trasmettere una risposta ai giornalisti, sempre più numerosi.
Nonostante la giovane età e le difficoltà incontrate, Hee Lee non vive per niente male la propria sordità, insistendo sul fatto che non la vede come uno svantaggio:
“La gente descrive la sordità come un handicap, ma non si preoccupa di come la vedo io, che la considero il mio più grande vantaggio rispetto agli altri giocatori”. Una vera e propria ispirazione.
“E’ il mio regalo speciale che i giocatori normali non hanno. Non mi distraggo mai durante le partite per la folla e le urla, o per il mio avversario o per qualsiasi cosa. Posso concentrarmi solo sul mio gioco”.
Una storia pazzesca quella di Duck Hee Lee, che ora cercherà di avanzare ancor di più nel suo grande sogno, Wimbledon junior, ma soprattutto diventare un vero giocatore ATP, sapendo che le qualità ci sono tutte, per diventare, oltre ad un’ispirazione, un campione di tennis. Nella vita, per la forza di volontà dimostrata, già lo è.