Ebden appoggia l’idea di Djokovic di creare una associazione di soli tennisti

Il numero 75 al mondo ha scritto un lungo articolo sul sito australiano Players Voice raccontando di un incontro tra i giocatori poco prima di Melbourne e delle problematiche relative alla carriera e ai guadagni.

All’incirca ai primi di gennaio, i giocatori del circuito ATP si sono incontrati. Mancavano pochi giorni all’Australian Open e il tema era quello dei guadagni: ottenere una divisione più equa dei prize money A tener banco in quella circostanza è stato Novak Djokovic, per il quale le vincite ottenute sul campo non si traducono in reali guadagni nelle tasche dei giocatori, e che sta portando avanti il progetto della creazione di un’associazione parallela all’ATP che sia composta da soli tennisti. E non l’unico a pensarla così.

EBDEN SCRIVE – Il giocatore australiano Matthew Ebden, attuale numero 75 al mondo che i più esperti si ricorderanno per un sorprendente quarto di finale a Shanghai nel 2011, ha scritto un lungo articolo sul portale australiano Players Voice, dimostrandosi sensibilmente vicino alla posizione di Djokovic e motivando il proprio punto di vista: «ci sono state tante voci e articoletti su quanto ci siamo detti alla riunione tra i giocatori che si è tenuta poco prima dell’Australian Open. Novak è il presidente del consiglio dei giocatori, ma non è stato l’unico che ha preso la parola, ma non ci ha incitato alla rivolta. Anzi, sono stati molti colleghi a sostenere che l’associazione dovrebbe avere una maggiore voce in capitolo. L’ATP è formato da giocatori e da tornei, entrambi al 50%, ma sono questi ultimi a controllare tutto l’aspetto monetario». Insomma, l’aria di insoddisfazione traspare forte «nello Slam australiano il montepremi ammonta a circa il 7% totale delle entrate, non è eccezionale. E non ci nascondiamo dietro ad un dito: senza i giocatori non ci sono i tornei. Gli altri sport maggiormente seguiti hanno guadagni che crescono di anno in anno. Nella NBA i campioni firmano accordi da 30 o 40 milioni di dollari per tre anni. Chiaramente è tutto relativo, ma siamo i top 100 del Tennis e viaggiamo per 11 mesi l’anno, più di ogni altra attività sportiva».

Ebden

NON CI SONO SOLO I BIG – L’attenzione del tennista di Durban poi si sposta anche all’annoso tema delle differenze di guadagno fra i top 10 e gli altri: «giustamente Roger, Rafa, Novak e gli altri top 10 ricevono già tanti soldi. Chi vince Melbourne si prende 4 milioni di dollari, ma poi ci sono tutti gli altri, che devono fare il bilancio anche per il resto della stagione, alle settimane in cui usciranno al primo turno, agli allenamenti, allo staff. Il tennis sta vivendo un momento di grandissima salute, cresce ogni anno come popolarità e i ricavi dei tornei salgono. Eppure, ogni giocatore fuori dai primi 100 sa che per arrivare con tranquillità a fine anno deve necessariamente entrare nei main draw dei quattro Slam. Ci sono 30 o 40 giocatori che riescono a vincere un milione di premi, ma gli altri non lo sfiorano neanche. E questo la gente non lo sa. Come non sa che noi dobbiamo spendere per viaggiare in autobus o in aereo, a cui si aggiungono gli alberghi, il cibo e le spese quotidiane. Lavoriamo anche sette giorni su sette. Alla fine del 2016 mi sono accorto di aver preso 54 voli in un anno, all’incirca uno a settimana, e anche di lunga distanza. Proprio per questo penso che la creazione di un’associazione formata da soli tennista debba avvenire, e già ci stiamo muovendo. Non è neanche remota l’ipotesi di uno sciopero, anche se preferiremmo evitare, perché noi amiamo profondamente il nostro lavoro. L’unica cosa che realmente vogliamo è quella di essere trattati con maggiore equità, proprio per poter fare ancora al meglio ciò che già adoriamo fare». Si apra il dibattito: Ebden ha ragione o no?

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