Non voglio, in questo articolo, esaltare l’incredibile vittoria ottenuta ieri da Seppi contro Nick Kyrgios, incredibile perché, forse, inaspettata ed incredibile per il modo in cui è maturata. Su questo, sono già stati spesi fiumi di parole e pochi secondi nei TG rubati all’ultima storia di Belen o c***ata di Fedez. Vorrei, invece, ricordare un’altra impresa del nostro connazionale questa volta, purtroppo, riuscita solo a metà.
HALLE. Bisogna tornare indietro al 21 giugno 2015 quando ad Halle, in Germania, si gioca la finale dell’ATP 500 Gerry Webber Open. Uno dei più unici che rari pochi tornei che giocano sull’erba durante la brevissima stagione, appena tre settimane, che culmina poi con il torneo di Wimbledon. Delle 22 edizioni disputate fino al 2015 ben sette sono state vinte dallo svizzero Roger Federer che vieni qui ad “allenarsi” in vista del più importante Wimbledon. Quell’anno, però, il pluricampione slam dovette lottare molto più del previsto contro lo scoglio Seppi che ha rischiato di portare a casa uno storico trofeo contro il maestro dell’erba. Arrivato in finale dopo avere sconfitto Tommy Haas (due volte campione da queste parti), Tommy Robredo e grazie ad i ritiri di Monils ai quarti (sul 6-1 1-0) e Nishikory in semi (4-1) il tennista di Bolzano arrivo carico in finale e gioco a testa alta contro Re Roger. Ecco il video degli highlights che è, sicuramente più piacevole più esplicativo delle mie parole.
LA COSTANZA DI UN LOTTATORE. Solo due parole sulla vittoria di ieri contro Kyrgios, non potevo resistere! Non sulle caratteristiche tecniche di Andreas su cui altri più competenti di me potranno disquisire. Anche se sarebbe da segnalare che Andreas è l’unico tennista italiano ad avere vinto su tre superfici differenti: l’erba di Eastbourne, la terra rossa di Belgrado, il cemento indoor di Mosca. Come pure sarebbe da ricordare il lavoro dietro le quinto di coach Sartori.
In questo breve articolo vorrei, piuttosto, elogiare l’immagine che Andreas, da di se. “Seppia”, come lo chiamano scherzosamente gli amici, in un paese di “pizza e mandolini” e di troppi talenti, purtroppo, sprecati è la dimostrazione lampante che si può avere successo mantenendo un profilo basso, mai sopra le righe, sia in campo che fuori; non una polemica, non una mancanza. Sempre educato, sempre sereno e sorridente con la testa al lavoro.
Andreas dall’alto dei suoi 190 centimetri picchia forte fin da subito con il servizio che impatta piatto con la sua Pro Kennex (in quanti usano questa racchetta?). Quando invece carica di effetto la palla questa schizza via, imprendibile per il ribattitore di turno. Andreas per la sua corporatura di sicuro non è molto, veloce nonostante il mirabolante lavoro fatto da Dalibor Sirola (ex preparatore atlelico di Ivan Ljubicic), eppure scatta e reagisce su palle che sfiorano i 209 km/h. Risponde, quando è il suo turno, ordinatamente. Mette palla in campo, incrocia. Accetta di fare braccio di ferro, non importa chi ci sia dall’altra parte della rete che sia Kyrgios o Federer.
Contro questi campioni Andreas sembra un eroe stoico, quasi romantico. Sa di non giocarsela ad armi pari. Trentatrè anni il prossimo ventuno febbraio, Seppi, non ha l’estro e la fantasia di questi geni del tennis. Cosa che invece possiede il suo collega di Davis, il buon Fabio Fognini che non si tira indietro quando si tratta di coinvolgere il pubblico con palle pazzesche.
Da fondo tira pallate con il diritto e con il rovescio bimane. Non ha paura Andreas, numero 89 del mondo, dei suoi avversari. Cerca la rete per chiudere il punto e non disdegna qualche buon drop-shot tirato al momento giusto e ben calibrato. Un vero lottatore che non ha bisogno di prenderle per attivarsi ma che lotta dal primo all’ultimo punto con la stessa costanza, applicazione e dedizione.
CHE IMPRESA. Quest’anno è toccato a Kyrgios, numero tredici del mondo, curiosamente, nello stesso stadio dove due anni fa toccò a Federer saggiare la tenacia dell’altoatesino. Ci sono voluti 5 set per fare fuori l’australiano, nato a Canberra da padre greco e madre originaria della Malesia. Persi i primi due (il secondo al tie-break), Seppia, ha vinto facilmente il terzo (6-4) ed il quarto (in appena ventisei minuti, con il punteggio di 6-2) per poi, accompagnarci verso un ultimo set al cardiopalma. Dove chiudeva la partita su punteggio di 1-6 6-7 6-4 6-2 10-8. Mica roba da niente! Scaramanticamente il prossimo turno vi invitiamo a guardarlo, se potete. Contro il belga Darcis, potrebbe farcela. Migliorando così il suo record nei tornei del grande slam.
Andreas ha raggiunto il suo best ranking nel 2013 quando è arrivato fino alla diciottesima posizione. In Davis ha sempre dato una mano all’Italia anche quando il suo compito sembrava quello più facile. Andreas è un vero sportivo ed un vero professionista che lotta e lavora sodo e che non cerca mai la contestazione. Il giudizio dell’arbitro è insindacabile recita una regole del tennis che Andreas sembra conosce molto bene e, anche, rispettare. Perché il tennis è uno sport nobile. Non perché riservato ai ricchi (nonostante il costo dei materiali) ma, perché romantico, in cui non si entra mai in contatto con l’avversario che nel dubbio di una palla contestata viene sempre favorito. Seppi è l’ultimo signore del tennis italiano. Io, lo attendo sulla panchina dell’Italdavis a prendere il posto che fu di un altro grande uomo di sport, Corrado Barazzutti.