La direzione dello Slam statunitense ha punito Fabio Fognini con una multa da 24mila dollari complessivi, per l’infrazione di tre articoli del regolamento, rispettivamente da 15mila, 5mila e 4mila dollari, per condotta antisportiva. L’episodio è andato in scena nel derby contro Stefano Travaglia, poi perso malamente 6-4, 7-6(8), 3-6, 6-0. Sotto di un break nel terzo set, Fabio ha smattato e si è fatto trascinare dal turpiloquio contro la giudice di sedia. I giudici sicuramente non avranno dovuto fare particolari analisi del labiale, visto che le offese, che non riporteremo, sono chiare, limpide e inconfondibili, e ad un discreto volume.
Non è ancora chiaro se le sanzioni si fermeranno qui. La direzione dell’US Open non ha affatto apprezzato l’episodio, e probabilmente medita per rendere la punizione, giustamente, ancora più esemplare. Fabio questa volta ha superato ogni limite, primo per il sessismo molto esplicito delle sue tristi affremazioni, secondo perchè pur essendo avvezzo ad episodi simili, non si era mai spinto tanto in là con le parole.
Un precedente simile non aiuta. Nel 2009 Serena Williams si rivolse in modo piuttosto violento al giudice di linea durante la semifinale del torneo, e fu punita solo inizialmente con 10mila dollari di multa, che slittarono poi con la riesamina del caso a più di 200mila.
Probabilmente basteranno a poco su eventuali successive sanzioni le scuse che il tennista ligure ha rivolto attraverso i propri profili social. Scuse a parte infatti, nel messaggio traspare ancora un mal celato tono polemico riguardo l’accaduto, e soprattutto un tentativo di sminuire la vicenda. E in un’altra intervista si è sfogato per l’eccessivo “moralismo” dei commentatori dell’accaduto.
Probabilmente sarebbe stato meglio tacere per Fabio, oppure scusarsi e basta, senza rischiare di aggravare ulteriormente la situazione. L’accaduto non è “solo una partita di tennis” e le offese ad avversari, giudici, membri dello staff e chi più ne ha più ne metta, al di là del sessismo, sono ormai un nutritissimo repertorio per l’azzurro, e si è perso il conto del numero preciso degli episodi.
Fra tutti questi episodi, l’unico ad essere costato una multa per Fabio fu un altro brutto episodio a Wimbledon 2014, durante il match contro Kuznetsov. Durante il match Fognini sfoggia tutto il suo repertorio di nervosismo, portanto il supervisor all’ingresso in campo per stemperare gli animi. Peccato che il ligure se la prenda anche con lui, arrivando a minacciarlo di “spaccargli la racchetta in testa”. Per i giudici del torneo fanno 27’500 dollari di multa, arrivederci e tante grazie.
Il giudizio anche in questo caso fu giustamente pesante, ma sono tanti, troppi, gli episodi che hanno coinvolto Fognini e che per un motivo o per l’altro sono passati impuniti, e che ne hanno comunque condizionati i rendimenti.
Fabio deve rimediare in qualche modo a questo scarso self control, soprattutto per il suo rendimento in campo. Queste scenate infatti, oltre al danno economico e di immagine, pesano soprattutto sulla sua carriera, che certamente sarebbe stata molto più brillante se avesse saputo contenersi in molte situazioni. L’atteggiamento vittimista poi risulta troppo infantile; Fabio pensa troppo di essere sfavorito dalle decisioni degli arbitri, e se qualcosa va storto durante il match si fa prendere dal panico e si sfoga con loro invece di concentrarsi sulla partita.
Rivediamo alcuni episodi.
Solo per citarne alcune, nel 2013 durante gli ottavi di finale del Master 1000 di Shanghai, Fognini si infuria con l’arbitro che non avrebbe dato un warning a Djokovic che aveva appena spaccato la racchetta a terra. La polemica con l’arbitro si accende in fretta e toni salgono, finchè è Fabio a beccarsi la ammonizione. Il ligure si innervosisce e la partita scivola via in fretta 6-3 6-3 in favore del serbo.
Al Master 1000 di Madrid di quest’anno invece, non si capisce bene se Fabio è arrabbiato con qualcuno del pubblico o con l’avversario, Rafa Nadal (col quale non sono mancate le polemiche nel corso degli anni). Il match è stato molto combattuto, e Fognini ha giocato una delle sue migliori partite dell’anno, ma non è bastata. Già un po’ innervosito dal pubblico durante il match, Fabio ha pagato carissimo il nervosissimo sul finale di gara: Sul 5-3 e servizio Nadal del terzo set, l’azzurro recupera miracolosamente il break con una serie di punti strepitosi. Sul 5-4 e servizio per rimanere in partita però sale la tensione e dopo un intervento dell’arbitro Fognini perde completamente la concentrazione, e con questa il match, fino a quel momento a dir poco combattuto ed esaltante.
Con Nadal c’è almeno un altro precedente importante, nel corso della finale di Amburgo 2015, alla quale Fabio arriva reduce da due vittorie consecutive contro il campione spagnolo, la prima nelle semifinali del Rio Open e la seconda agli ottavi di Barcellona. Siamo a quelli che sembrano gli sgoccioli del secondo set della finale: Nadal è avanti di un set, ma sotto 5-4 e servizio Fognini nel secondo. Fabio spreca due set point e si fa contro-breakkare, e ovviamente va su tutte le furie; al cambio campo si sfoga contro l’avversario in spagnolo, dicendogliene di tutte per motivi che anche dopo le intervista post-partita rimarranno non chiariti. La diversità di atteggiamento dei due giocatori è impressionante; Nadal ascolta attentamente ma mantiene la calma e non risponde niente, e anche nell’intervista dopo la finale non chiarisce ai giornalisti le ragioni del litigio, circoscrivendole ad episodi di natura personale fra i due. Il self control di Nadal gli garantisce anche il titolo. Da quel punto in poi Fognini infatti spegne la luce, e il set viene vinto da Rafa 7-5, insieme a match e titolo.
Altri avversari e altre offese. Quella che fa più clamore è sempre durante il torneo di Amburgo, ma stavolta edizione 2014, al quale Fabio arriva come detentore del titolo. Il 2014 probabilmente è l’anno più caldo emotivamente per Fabio, che litiga quasi quotidianamente con i tifosi sui social e in campo con arbitri ed avversari. Durante il primo match del tabellone di Amburgo, dove anche il pubblico inizialmente è dalla sua parte, vista la vittoria dell’edizione precedente, Fognini perde, stavolta gratuitamente, la testa e si rivolge all’avversario Krajinovic definendolo “zingaro di m…”. La testa di Fabio è in un momento completamente ingestibile, e il braccio va di conseguenza; il match inaugurale se lo aggiudica il modesto avversario, proveniente pure dalle qualificazioni e allora numero 149 del mondo. Il giorno dopo arriveranno le sue scuse, ma ancora una volta sembra un po’ poco per un tennista del suo calibro cui sono richiesti professionalità e disciplina, ma che troppo spesso vengono deluse.
Peccato perchè chissà dove sarebbe potuto arrivare Fabio con il suo talento. Le sue qualità tecniche infatti sono passate troppo spesso in secondo piano rispetto al suo carattere troppo irascibile e al suo atteggiamento troppo infantile. Con anche poca concentrazione in più, molti match chiave della sua carriera, per i quali si è attirato opinioni negative, si sarebbero potuti concludere con risultati ben più importanti.