Roger Federer nella prima parte della sua off season, dopo la semifinale nelle ATP Finals di Londra, ha deciso di dare il via al seguitissimo tour dove sarà impegnato con Alexander Zverev in una serie di esibizioni nel continente sudamericano. A margine di uno degli eventi il tennista elvetico ha rilasciato una curiosa intervista al canale televisivo argentino Tyc Sport, toccando vari argomenti del suo passato e del suo prossimo futuro.
SU RAFAEL NADAL – Ma la dichiarazione che più ha fatto scalpore è quella su Rafael Nadal, molto elogiato da Federer: “È una grande persona, un grande atleta. Chi avrebbe mai potuto immaginare che potesse finire l’anno da numero 1 dopo esserci riuscito per la prima volta 11 anni fa? Hanno detto che sarebbe stato infortunato, che non avrebbe potuto avere una lunga carriera e che non poteva essere in salute per via del suo tipo di gioco, ma ha trovato il modo e ha fatto una grande stagione, vincendo due Grand Slam e arrivando a quota 19. Ho imparato molto da lui. È un grande campione, molto rappresentativo per il nostro sport. Sono felice di aver condiviso con lui le battaglie che abbiamo avuto a Wimbledon, al Roland Garros e all’Australian Open. Forse finirà per diventare il miglior tennista di tutti i tempi“.
LE PRIME ASPETTATIVE – L’intervista ha poi virato sul passato di Federer, ricordando il primo torneo in Svizzera dopo il primo Wimbledon vinto: “Era a Gstaad, in Svizzera. Ricordo che avrei dovuto giocare contro Tommy Haas, ma lui era infortunato o malato, quindi ho giocato contro Lucas Arnold, un lucky loser. Venivo dalla vittoria di Wimbledon e le tribune erano piene di gente che voleva vedermi ma ho perso in due set perché lui è stato migliore di me. Ricordo che mi ha servito tutto il tempo il kick sul rovescio e non sapevo cosa fare in quel momento. Non avevo la forza nella spalla destra e non avevo ancora molta esperienza”.
HOME SWEET HOME – Poi su Wimbledon, torneo che Federer ha portato a casa per ben 8 volte in carriera: “So che alcuni dicono che dovrei possedere le chiavi del torneo. Sento che Wimbledon è una piccola parte della mia casa. Se avessi giocato solamente a Wimbledon nella mia carriera e l’avessi vinto otto volte, per me sarebbe stata comunque una carriera incredibile. Questo torneo significa molto per me e so cosa significa per il tennis in generale. È come il “Santo Graal” del tennis. Per ogni tennista, vincere Wimbledon è un sogno che diventa realtà. Vincerlo per otto volte è qualcosa che va oltre la mia immaginazione. È come il mio giardino, come lo stadio del Boca per Riquelme”.
DELPO O NALBANDIAN? – Inevitabile la domanda sul tennis argentino e su chi ritiene essere più forte tra Del Potro e Nalbandian, due dei tennisti albicelesti contemporanei più forti: “Penso che il miglior Del Potro sia più difficile da battere a causa del suo servizio e del suo diritto, dal momento che le cose sono meno sotto il tuo controllo. Mentre con lo stile di David senti di avere ancora una possibilità, anche se il problema con lui era che poteva farti sentire molto piccolo e molto a disagio perché ti riusciva a passare da fondo campo visto come riusciva sempre a capire il tuo gioco in anticipo. Ad ogni modo la potenza di Juan Martín è molto difficile da arginare”.
NOSTALGIA CANAGLIA – Si finisce con un po’ di nostalgia per i tempi passati e per i grandi giocatori che ha avuto come primi grandi avversari: “Vorrei che giocatori come Safin, Nalbandian, Ferrero, Roddick, Hewitt fossero ancora nel circuito… Mi mancano. Sono contento di poter continuare ancora a giocare. Se mi chiedi come continuerò, non lo so (ride). La gente mi dice di continuare, lo spero anch’io, ma a un certo punto finirà e sarò felice quando andrò in pensione, ma mi mancano già questi ragazzi perché sono nostalgico e perché penso che siamo stati davvero un gruppo forte in quegli anni”.