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Fognini, un giorno di ordinaria follia

Quando gli dei del tennis distribuivano il talento l’Italia (maschile) doveva essere in fondo alla fila. Sono stati estremamente generosi con la Svizzera e la Spagna, a dir poco benevoli con la Francia, non hanno disdegnato nemmeno la Repubblica Ceca e, da qualche tempo innanzi, sembrano avere una certa simpatia per il Canada.

Quello che si ignorava però è che c’era anche un’altra fila, dove invece l’Italia si era accaparrata il primo posto, seguita a stretto giro di ruota dalla Lettonia: la fila dove gli dei elargivano la follia. A noi questo è toccato, e questo dobbiamo tenerci. Silenzio, non si negozia con gli dei del tennis.

A dire il vero, pare che la vicenda delle file si sia svolta un po’ diversamente. Fabio era in un buon punto, diciamo tra le prime venti persone, solo che poi si è accorto che avevano aperto un altro sportello e, da buon italiano,ha cambiato fila senza pensarci un secondo.

Nel frattempo, però, era riuscito ad accaparrarsi qualche articolo interessante: un ottimo dritto arrotato, pesante e penetrante, un bel rovescio a due mani pulito e preciso, mobilità laterale e corsa in avanti, volleé, buon servizio. Insomma, niente male.

Poi però arriva nell’altra file e davanti ha solo questo Ernest, uno con la faccia da serial killer e un bel po’ di articoli anche lui arraffati di corsa prima di cambiare fila, e decide che vuole a tutti i costi passargli davanti. Bene, pare proprio che Fabio ce l’abbia fatta quel giorno a diventare il primo della fila.

Prendiamo il match di ieri comtro Dimitrov. Sì, il nuovo Federer che per ora sta facendo le prove di celebrità insieme a Maria (chiamalo fesso). Solo che il processo di trasformazione è ancora in fase iniziale e il bulgaro sfoggia certamente il repertorio tennistico di uno che è stato all’inizio della famosa prima fila, ma ancora deve trovare il libretto delle istruzioni del suo armamentario tennistico. Fabio invece, per essere uno ha cambiato fila, gioca insolitamente bene. È solido, pragmatico, più pulito e sopratutto tira più forte e apre meglio gli angoli.

A metà del primo set il match sembrerebbe pendere decisamente in favore di Fabio. Ma attenzione, gli dei non dimenticano il peccato originale e ristabiliscono velocemente l’ordine naturale. Fabio abbandona i doni della prima fila e comincia ad esibire con estremo orgoglio quelli della seconda. Dopo tutto se li è guadagnati. È un tripudio di deconcentrazione, follia tattica, strafottenza e, dulcis in fundo, pura e totale cupio dissolvi.

Segue un secondo set dove Dimitrov praticamente non la sfrega, che Fabio porta a casa 7-5, ma è un dettaglio, perché all’inizio del terzo si ricomincia con rinnovato ardore. Un momento di vero e proprio iperrealismo giunge sul cambio campo del 5-2 per Dimitrov: la regia, come da copione, sta inquadrando il bulgaro seduto e fuori campo si sente distintamente il crack della racchetta di Fabio, requiem finale dopo una serie di lanci a terra avvenuti durante il game precedente. 6-2, stretta di mano accennata, tutti a casa.
Contemporaneamente sull’altro campo parigino l’ispanico Granollers staziona sul 5-5 nel primo set contro Nadal.

Non si può non pensare, per contrasto: “Ecco, vedi, così si gioca, concentrazione e sacrificio, di là c’è Nadal ma lui non molla”. Appunto, di là c’è Nadal, in meno di 5 minuti siamo 7-5. Idem il secondo set.

Se non puoi essere il più grande, allora non vuoi essere nessuno.

Forse, in fondo, ha ragione Fabio.

Giacomo Foglietta

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