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Gilles Simon, canto del cigno o resurrezione?

Nella giornata odierna Gilles Simon ha alzato al cielo il trofeo del torneo ATP di Pune, evento nato per sostituire lo storico appuntamento indiano di Chennai, e lo ha fatto a quasi tre anni di distanza dal suo ultimo grande successo, l’Open 13 di Marsiglia vinto nel febbraio 2015 contro il connazionale Gael Monfils.

La vittoria in India ha posto fine ad una spirale negativa che, cominciata a fine 2015, aveva trascinato Simon fino alla novantesima posizione del ranking mondiale. Una buona parte di questo tracollo apparentemente irreversibile è stata determinata dalla pessima stagione 2017, che il francese ha chiuso con un bilancio vittorie-sconfitte pari a 16-25, il record peggiore della carriera se si esclude il primo anno da professionista.

Tra le cause di queste difficoltà vi è sicuramente un calo, in parte anche fisiologico, della condizione fisica del transalpino. Simon non è dotato di colpi particolarmente potenti e penetranti, né tantomeno risolutivi e, per questo motivo, il suo gioco si è sempre caratterizzato per l’intensità e la regolarità da fondo campo e la ricerca spasmodica dell’errore dell’avversario. Una strategia del genere è estremamente logorante, non solo per il fisico, ma anche per la mente; lottare su ogni punto cercando di contenere la maggiore potenza dell’avversario richiede una concentrazione costante, quasi maniacale, e una prestanza atletica difficilmente raggiungibile per un ultratrentenne. Simon, inoltre, nella sua carriera si è sempre trovato a fronteggiare giocatori più alti e più pesanti di lui e, con grande merito, molto spesso è riuscito a domarli (il best ranking di numero 7 del mondo è lì a dimostrarlo), ma, ora che l’evoluzione del gioco sta imponendo un nuovo prototipo di tennista, in cui le qualità fisiche contano quasi come quelle tecniche, sembra non esserci più spazio per il gioco scaltro e intelligente del minuto Gilles.

Oltre agli inevitabili limiti anagrafici, però, il Simon degli ultimi mesi sembrava aver perso anche la motivazione e la tenacia che lo avevano spinto a competere con tutto se stesso in questi quindici anni di attività. La vittoria a Pune è stata sicuramente un bel segnale lanciato dal francese, sia per come è arrivata, sia per il calibro dei giocatori affrontati e battuti, Cilic e Anderson su tutti. Tuttavia appare abbastanza difficile pronosticare un ritorno di Simon agli ottimi livelli ai quali ci aveva abituato; sicuramente a 33 anni un giocatore abile come il transalpino non è assolutamente da considerare finito, visti anche i tanti altri campioni di longevità che popolano il circuito maschile, però la sensazione è che il meglio sia ormai alle spalle per Gilles.

Adesso spetterà a lui smentirci e, magari, regalarci qualche altra piacevole sorpresa; d’altronde, appena due anni fa, Simon portava al quinto set il campione in carica dell’Australian Open, l’allora dominatore assoluto del tennis mondiale, il serbo Novak Djokovic, chissà che non possa riprovare a stupire già tra una settimana, su quello stesso campo di Melbourne…

Pierluigi Serra

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