Goran Ivanisevic entra nello staff di Novak Djokovic, un campione che vuole migliorarsi ancora

Il numero 1 del mondo affianca allo storico coach Marian Vajda anche il campione di Wimbledon 2001, proprio in occasione della nuova edizione ai Championships. Djokovic difende il titolo ma guarda anche oltre, con Ivanisevic cerca di aggiungere altro al proprio tennis, per restare l'uomo da battere.

Goran Ivanisevic è un nuovo membro dello staff di Novak Djokovic. La notizia arrivata ieri, della nuovissima collaborazione tra i due campioni di Wimbledon, ha ovviamente attirato l’attenzione di tutti. Perché quando si parla del croato nel periodo dei Championships alla mente tornano le gesta del 2001, anche se ora Ivanisevic avrà un altro ruolo. Un ruolo che tutti gli altri coach gli invidieranno. Il numero 1 del mondo ha voluto fortemente, d’accordo con Marian Vajda, Ivanisevic nel suo angolo. Prima di Djokovic, il croato aveva seguito anche Marin Cilic e Milos Raonic. E si parte proprio da Wimbledon. L’obiettivo sembra però essere una collaborazione a lungo termine, con un piano ancora da stabilire nei dettagli.

CHIAMATA A SORPRESA – “Quando ti chiama Djokovic non puoi rifiutare. Come allenatore è un grande riconoscimento per me, mi ha sorpreso quando mi ha chiamato. Appena ho concluso i miei impegni in Svezia l’ho raggiunto, purtroppo però potrò esserci solo per la prima settimana a Wimbledon.” Queste le parole rilasciate da Ivanisevic, stimolato dal nuovo inizio dopo quattro mesi da “disoccupato” come coach. L’incontro sui campi di Wimbledon ai giornalisti è apparso inizialmente casuale, ma l’ex tennista ha poi seguito l’allenamento del campione in carica a Church Road. Il tutto, ovviamente, insieme a Marian Vajda, che, come dice Djokovic, ha apprezzato la scelta del suo pupillo. Wimbledon, intanto, rappresenta un inizio, perché sembra esserci la volontà di proseguire per molti altri eventi. Ivanisevic ha per ora molti impegni, e la settimana prossima dovrà lasciare l’All England Club, non potendo seguire così l’eventuale seconda parte della difesa del titolo del classe 1987.

Djokovic e Ivanisevic

 

“O RINNOVARSI O MORIRE” – Il famoso dannunziano riassume bene la situazione di Novak Djokovic, che però merita un’analisi ben più approfondita, che forse può portarci a capire meglio il perché della scelta compiuta dal numero 1 del mondo, insieme con la parte storica del suo staff. La novità arriva effettivamente in un momento delicato. Non perché ci siano dubbi sul tennis di Djokovic, intendiamoci. Viene dalla vittoria a Madrid, dalla finale a Roma e dalla semifinale al Roland Garros. Da due sconfitte arrivate solo per mano dei migliori giocatori al mondo su quella superficie, Rafael Nadal e Dominic Thiem. Ma il momento resta delicato. Perché se un anno fa il ritorno a Wimbledon riconsegnava progressivamente a Djokovic lo status di giocatore da battere, oggi è l’inizio di un periodo durissimo, in cui i risultati ottenuti dal luglio dello scorso anno in poi vanno difesi. E così anche la classifica, pur con gli inseguitori che sono lontanissimi. Ma Djokovic è consapevole, e gioca d’anticipo. Per spingersi oltre, perché confermarsi è sempre più difficile che affermarsi, vuole aggiungere qualcosa in più a sé stesso. Per farlo scommette sulla propria collaborazione professionale con Ivanisevic. Sa che il proprio mito potrebbe accrescersi di più ampliando il proprio bagaglio all’inizio di un cammino faticoso piuttosto che farlo dopo eventuali problematiche a metà del percorso. Mettendosi all’opera da subito, accetta la possibilità di incontrare ostacoli per la strada e si prepara. Resta umile, sa che i giovani rivali hanno tanti accorgimenti da poter fare e che il tempo per lui passa. Ma vuole sentirsi giovane anche il fenomeno di Belgrado, ambizioso e incontentabile. In cerca di qualcosa in più anche quando tutto funziona perfettamente nel proprio team: un team, quello storico, che da quando è tornato, nella primavera del 2018, lo ha portato a rinascere, vincendo tre Major consecutivi dopo due anni di digiuno.

 

Djokovic RG 2019

COSA PUÒ DARE IVANISEVIC – La new entry ha già fatto notare a Djokovic quello che pensa riguardo la sua tecnica e il suo atteggiamento in campo. Sapere perfettamente cosa i due abbiano in mente nel piano a lungo termine è quasi impossibile. In passato, dal 2013 in poi, Ivanisevic è riuscito a dare preziosi consigli a Cilic affinché sfruttasse appieno la sua altezza al momento della battuta. Sappiamo tutti a cosa hanno portato i progressi. L’arma più affilata ha aumentato a dismisura la fiducia nel tennista classe 1988. Allo Us Open 2014 Cilic ha giocato il miglior tennis della carriera, portando a casa il trofeo. Nel corso della sua carriera anche Djokovic è riuscito ad affinare il colpo iniziale, diventato via via più incisivo soprattutto sul veloce. Nel 2017, anno del problema al gomito, il numero 1 del mondo fu costretto anche a modificare il proprio movimento, senza tuttavia troppa fortuna. Il movimento è tornato poi più simile al solito dopo l’operazione. Il 47enne croato potrebbe aiutare anche Djokovic nell’esecuzione di un colpo così importante. Come detto, tuttavia, è complicato poter accertare un lavoro in tale direzione senza sapere quali possano essere le possibilità di un ripresentarsi dei dolori già conosciuti. Dopo la vittoria all’Australian Open, con una strepitosa performance in finale ai danni di Rafael Nadal, il serbo ha insistito per mesi nell’identificare come obiettivo il Roland Garros. Nonostante i buonissimi risultati, menzionati sopra, raggiunti sulla terra battuta, l’obiettivo non è stato centrato. A Parigi il numero 1 del mondo si è fermato in semifinale, ed in generale sul rosso non è mai riuscito a replicare con costanza l’intensità vista in Australia. Fisicamente non brillante come per i suoi standard, troppo passivo negli scambi, non sempre capace di azzannare l’avversario al primo colpo più corto. Questi i problemi principali, tramutatisi poi in una posizione sul campo troppo arretrata che non gli permetteva di colpire anticipando come suo solito. Sulla posizione in campo probabilmente potrà concentrarsi il lavoro con Ivanisevic. Perché pur non essendo un fuoriclasse nel gioco a rete Djokovic ha migliorato anche quell’aspetto. Ma nonostante tutto, spesso preferisce rifugiarsi giocando da dietro, in quegli scambi che sono ancora il fattore in cui è il migliore al mondo. Non è da escludere che a 32 anni, proprio per giocare d’anticipo e non rischiare di sentirsi abbandonato dal proprio fisico, Djokovic voglia provare ad avanzare almeno in parte il raggio d’azione, cercando di risparmiarsi anche diverse corse da un lato all’altro del campo. Il piano, e i risultati che questo porterà nel nuovo sodalizio tra Novak Djokovic e Goran Ivanisevic li scopriremo non a Wimbledon, ma nei prossimi mesi. Perché i due hanno bisogno di conoscersi meglio e capire quali siano gli effettivi margini di miglioramento, che risultano quindi la principale condizione per l’esistenza e prosecuzione di tale rapporto. Djokovic rimane nel frattempo concentrato su Wimbledon, che l’anno scorso segnò la prima tappa della sua rinascita. Chissà che quest’anno non significhi invece la prima tappa di un’evoluzione che possa spostare i confini del numero 1 del mondo ancora un passo più in là.

 

Novak Djokovic, Goran Ivanisevic, Marian Vajda
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