Personaggio carismatico, Goran Ivanisevic offre sempre una prospettiva intelligente, ironica e rivelatrice sul tennis. Il suo trionfo a Wimbledon nel 2001 è stato uno degli episodi più eroici della storia del tennis. Gli infortuni che gli hanno reso impossibile l’ascesa sono riusciti a fargli terminare la carriera prima del dovuto, ma rimane sempre molto legato al mondo del tennis e considerato uno dei più autorevoli a parlarne.
In una interessante intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, Ivanisevic riflette sulla sua carriera: “Il mio idolo è sempre stato John McEnroe, ricordo un poster gigante suo in casa mia quando ero giovane” – commenta l’ex numero 2 del mondo, che ricorda anche Ivan Lendl: “La prima volta che ho giocato contro di lui ero molto nervoso. Le prime partite le ho perse ancor prima di iniziare, ma dopo che mi aveva sconfitto tre volte mi ero deciso che potevo batterlo. Era umano anche se non sembrava.” – continua, ridendo, il croato.
Eppure c’è qualcosa che Ivanisevic non ha ancora svelato, se non in confronti più intimi. In quest’intervista, racconta un episodio riguardante Nadal, dopo un match ad Estoril nel 2004: “Mi batté 6-4 6-1 e quando sono andato in conferenza stampa ho detto che quel ragazzino avrebbe vinto 10 Roland Garros” – segnala Ivanisevic ricordando quell’incontro in cui lo spagnolo aveva solo 18 anni. Ma si finisce sempre lì, a parlare di Wimbledon e di quel trionfo arrivato da wild card e numero 125 del mondo.
“Nell’ultimo game ho fatto tutte le preghiere del mondo. Nulla è stato mai facile nella mia carriera, ma quel game è stato esagerato. Avevo molta paura e credo che ne avesse anche Patrick Rafter. Era come una tragedia greca, stavo giocando contro me stesso.” – dichiara colui che perse due match point con due doppi falli, prima di alzare il trofeo più importante della carriera – “C’è gente che dice che nello sport l’importante è partecipare, ma è una bugia. Non c’è niente di bello nell’arrivare secondo. Nessuno ricorda chi ha perso le finali, io ero sempre uno di quelli fino ad allora. La gente mi ferma per la strada e mi parla di Wimbledon 2001. Mi ha cambiato la vita.“
Ivanisevic ammette che è stato molto difficile ritirarsi: “Ho sentito molto dolore alla spalla e non avevo più chances di competere. Quando mi sono ritirato non sapevo che fare della mia vita, mi sentivo perso. Per fortuna è nata mia figlia nel 2003 e questo mi ha aiutato ad iniziare un cammino per riprendermi.“
Eppure se c’è un uomo che ha scandito la sua carriera, quello è stato Pete Sampras. Lo statunitense era il numero uno del mondo in ogni miglior momento della carriera di Goran e l’ha battuto 12 volte, quattro di quelle a Wimbledon (finali 1994 e 1998 e semifinali 1992 e 1995) e un’altra agli US Open (semifinale del 1996): “Ho perso le partite più importanti della mia carriera contro di lui. La sua mentalità vincente e il suo spirito lottatore sono stati le chiavi per i suoi successi. La verità è che posso dire che odio Pete, sportivamente parlando; mi ha rovinato la carriera.“