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Grazie di tutto Delpo

Tutti speravamo in un finale diverso per una carriera particolare ma spettacolare. Tutti facevamo il tifo per Juan Martin del Potro, ma a vincere purtroppo è la sfortuna. L’ex numero 3 del mondo non riesce a sconfiggere nuovamente l’infortunio al ginocchio, che gli procura troppo dolore per continuare a giocare. Sembrava una scena già vista nella carriera della Torre di Tandil, il quale sin dal primo titolo nel 2008 ha dovuto convivere con un fisico troppo fragile. La sceneggiatura pareva essere perfetta per un ritorno da Oscar: dopo 3 anni di stop, delpo aveva annunciato il ritorno in campo nella sua Argentina, dando libero sfogo ai sognatori che hanno iniziato a sperare in un titolo leggendario.

E invece, qualche giorno prima dell’atteso ritorno in campo, nel corso di un sabato che diventerà un giorno tristissimo per gli amanti del tennis, una conferenza stampa dell’argentino sconvolge tutto: il ginocchio fa ancora troppo male, e il momento del ritiro dalle competizioni è ormai giunto, tra le lacrime del giocatore e del suo amato pubblico. La sorte ha voluto che dall’altra parte della rete ci fosse Federico Delbonis, amico e compagno di Davis nel 2016, quando portarono l’Argentina ad un inatteso successo. La partita si è svolta in una vera e propria bolgia, con gli argentini schierati interamente dalla parte dell’idolo di casa.

I tifosi della sue terra natale non sono però gli unici a salutare con tristezza del Potro, uno dei pochi giocatori capaci di unire tutto il mondo del tennis, perché in fondo è impossibile non fare il tifo per Delpo. Non a caso uno dei soprannomi di questo giocatore è “il gigante buono”, a sottolineare la bontà di questo ragazzone,  alto 198 cm. Tifare per lui veniva quasi spontaneo, un fuoriclasse destinato all’Olimpo del tennis, ma fermato da un nemico interno, che ha provato in tutti i modi a fermare la sua cavalcata vincente.

Per capire il potenziale di Juan Martin basta dare uno sguardo al palmares: 22 titoli di cui 1 Slam -Us Open 2009- e 1 Master 1000 -Indian Wells 2018- a cui vanno aggiunte altre 3 semifinali Major, una finale alle Finals nel magico 2009, 2 medaglie olimpiche per la sua Argentina, a cui ha regalato la già citata Coppa Davis. Probabilmente se ginocchio e polso gli avessero dato una tregua avremmo parlato di Big 5 invece di Fab 4, visto che con il suo dritto fulminante è riuscito a battere almeno 3 volte ognuno dei quattro dominatori dell’ultimo ventennio. Invece così non è stato, e il nativo di Tandil si è dovuto piegare alle richieste esigenti del proprio corpo, nonostante abbia provato ad imporsi con tutto se stesso.

Le lacrime prima dell’ultimo game sono il chiaro segno di quanto amore provasse questo giocatore per il tennis, tanto da doversi ritirare solo per vivere una vita normale dopo la fine della propria carriera. Il ginocchio fa troppo male, ma forse non quanto questo addio prematuro al proprio amore. Non è da escludere che il ragazzone di Tandil possa ancora scendere in campo a Rio o in Europa per gli ultimi match, anche se al momento pare difficile. Nel frattempo, noi tutti amanti del tennis non possiamo fare altro che alzarci in piedi, e applaudire per ringraziarlo come si deve.

Luciano De Gregorio

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