Di Renato Borrelli
Ho visto Federer. Embè, sbotteranno in parecchi? Lo abbiamo visto pure noi a Doha, dopo più di un anno finalmente… No, non avete capito: ho visto Federer! (forse col punto esclamativo è più comprensibile). Aridaje, ma questo è proprio suonato, per chi ci ha preso? Vabbè, non escludendo peraltro di essere fuori come un balcone, mi corre l’obbligo di esser maggiormente esplicito. La frase ha lo stesso significato di una, storica, riguardante un altro personaggio non di secondo piano: come dire, insomma, ho visto Maradona. E sono, di nuovo ed ancora (forse in eterno), ammirato, estasiato, in brodo di giuggiole: in una parola, innamorato. Proprio come recita la famosa canzoncina, che per carità di patria -e per le vostre orecchie- mi esimerò dall’intonare… Ma dove vorrà andare a parare costui, mi pare di sentirvi ancora? E’ tornato, bene, siamo tutti felici: ma ha perso quasi subito, al secondo turno, dopo aver rischiato un bel po’ pure al primo. E tu, scribacchino, finiscila di dare i numeri…
Bene, mettetevi comodi. Il passaggio dai 39 (da compiere, all’ Australian open dell’anno scorso) ai 40 ormai poco lontani, più un paio d’interventucoli a quelle ginocchia un tantino malandate, non hanno tolto nulla, ma proprio nulla alla maestosità del soggetto: al suo aspetto fisico, sempre tirato a lucido come un 25enne, alla sua capacità innata di volteggiare sul rettangolo di gioco come una ballerina del Bolshoi, alla magica attitudine di dettare i ritmi del gioco sventagliando di qua e di là, con la medesima efficacia tanto di dritto quanto di rovescio. Non avevo dubbi, diciamoci la verità, dato che da buon elvetico ha fatto tutte le cosine per bene durante la lunga sosta, preparandosi al meglio e ripresentandosi sulla scena solo quando ‘sentiva’ di essere totalmente pronto (eh, non si è svizzeri per caso…). Poi, vincere o perdere è questione di dettagli, almeno secondo me: trovi un Daniel Evans che non molla un punto, ti porta pericolosamente sull’orlo dell’abisso, e tu HM -Her Majesty- dai un’acceleratina al punto giusto, per lasciarlo con un palmo di naso. Eppur in fondo in fondo soddisfatto, il cagnaccio britannico: che c’entra, uscir sconfitti non lo gradisce nessuno, ma se di là della rete c’è Roger che si rimaterializza dopo un’eternità, ammettilo dai, fa sì che in qualche modo tu stesso partecipi alla festa (e non alla stregua dell’agnellino a Pasqua, povero: ma in una posizione un po’ meno, come dire, scomoda).
Intendiamoci, il nostro poteva pure lasciarci le penne subito al debutto, il match è stato a lungo in bilico, sino alla sterzata decisiva. Ma non è successo. Ed io lodo gli dei per aver (ri)visto Federer, ancora ‘bello’ (ci metto le virgolette, altrimenti qualcuno pensa male), ancora competitivo, ancora insomma capace di stare su un campo da tennis in piena e totale dignità. Gioisco, tuttavia mi viene -quasi- da piangere: perché so bene che, quando i cimenti diventeranno scabrosi, il signor Mirka (tranquilli, poi vi spiego…) si troverà costretto ad ammainar molto spesso bandiera. E non penso solo a quel senzacuore di Nole, o all’amico di una vita -mai però con la racchetta in mano- Rafa: ma pure a quell’orda di giovani e meno giovani, Thiem, Zverev, Medvedev, Rublev, Shapo, forse addirittura il nostro Jannik, che ne frustreranno le velleità sui palcoscenici più prestigiosi, dove ci saranno tutti, e tutti con la bava alla bocca. Palcoscenici che si ridurranno, a quanto sembra, a Wimbledon e Tokyo -leggi Olimpiade-, i due obiettivi dichiarati per questo 2021 dal principe che ha ritrovato la corona.
La cosa m’immalinconisce assai, perché penso a gente che gli assomiglia parecchio: atleti che son stati delle leggende, e che in età ormai veneranda non ne vogliono sapere di farsi da parte. Una gli è particolarmente familiare, ed è Serena. Gli altri che mi vengono in mente d’amblai sono Valentino (Rossi, ca va sans dire), e Gigi Buffon. Non si arrendono, non si vogliono arrendere, e se tutto ciò da un lato riveste un aspetto decisamente romantico, dall’altro spesso mi getta nello sconforto, se non proprio nella disperazione, quando osservo le loro ultime gesta. Ogni tanto la Williams si fa sbattere come un tappeto da una bambina qualsiasi, sbuffando nel portare in giro per il campo la sua mole giunonica; quasi sempre Rossi si batte nelle retrovie, con la solita grinta ma senza speranze di contrastare efficacemente i nuovi padroni del motore; e spesso il portierone, quando viene chiamato in causa (e per lui in particolare, troppe volte il fatto mi appare sinistramente una sorta di elemosina del suo vecchio sodale Pirlo) dà luogo ad alcune di quelle situazioni che sono il terrore dei numeri 1, le famigerate ‘cappelle’…
Tristezza, totale: dato che questi monumenti sono pienamente consapevoli di non poter più essere competitivi al massimo livello. Eppure continuano, come morsi continuamente da un tarlo nell’anima, come un Sisifo che è costretto a ripetere all’infinito gli stessi gesti, senza speranza. Non si arrendono però: nonostante il tempo, giudice supremo ed insindacabile, chieda loro un conto salato da pagare, all’epilogo della loro lunga serata di festa: “ancora un ballo” implorano, e ci vedo la stessa tragedia che colpirà anche noi umili mortali, quando aneleremo ad un… tempo supplementare nella nostra esistenza, molto meno scintillante, che ugualmente non ci verrà più concesso. Ho visto Federer, dunque: e lo amo, di una passione totale ed indicibile.
Vi devo una spiegazione sul ‘signor Mirka’ di prima: e qui la metto sulla burla, lo sberleffo, forse proprio per riporre da una parte i cattivi pensieri. Che non sia per l’appunto lei a spingerlo, più o meno sommessamente, a darci ancora dentro? Da oculata amministratrice del patrimonio familiare (quale lei è) anzitutto: un’altra 50ina di milioni di euro, la appoggio piano, possono sempre far comodo -!?-. Oppure, e qui la buttiamo in caciara piena e totale, potrebbe essere che come tutte le mogli di questo mondo non veda l’ora di spingere di nuovo fuori casa un marito che negli ultimi 14 mesi è rimasto sempre fra i piedi? Bah, le donne sono terribili -ebbene sì, sono uno sporco e bieco sessista: ma ho anche dei difetti…-. A dire il vero, vi sono debitore di un’altra precisazione: questa un po’ ‘pro domo mea’, altrimenti sembro uno che le cose le omette, o le ignora addirittura… Già, il buon Roger poi ha perso laggiù fra i palmeti da un Bashilasvili qualsiasi, ma checcefrega? E’ stata una partita come quella del giorno prima, in equilibrio, lui che spinge, l’altro che tiene duro: solo che ha tenuto più duro del biondino britannico, ed alla fine si è portato a casa uno scalpo eccellente (e poi è andato pure avanti, galvanizzato da tale exploit). Non importa, l’ho detto, l’ uomo di Basilea è dignitosamente competitivo, ce l’ha dimostrato, viva il Re. Ora torna ad allenarsi, perché ha colto buoni segnali da tale rentrèe, ma sa che ci vuol di più per dar la caccia ai suoi (ultimi?) sogni. Ed io ho fin d’ora messo in frigo uno champagne, di quelli pesanti -per le mie misere saccocce, ovvio-: lo berrò alla sua salute, se raggiungerà i propri targets. E non dovesse arrivarci (probabile…), me lo scolo lo stesso: perché comunque ho visto Federer. E lo amo.
Come amo me stesso. Perché Federer sono io.