Come riportato da un articolo sul sito GIVEMESPORT, dopo il successo di Rafael Nadal allo Us Open di domenica, è apparso su Reddit un grafico che mette in relazione il numero di successi nei Major delle tre leggende del tennis moderno con l’età in cui ognuno di questi è arrivato nella loro carriera. Il risultato è a dir poco affascinante. Si evidenzia a quale età Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic abbiano vissuto rispettivamente il proprio miglior periodo in carriera nei Grand Slam. Ma cattura l’interesse degli appassionati soprattutto lo studio della flessione dei tre campionissimi, che a livello anagrafico corrisponde quasi perfettamente.
GLI INIZI E IL VOLO DI FEDERER – Per i tre tenori, l’impatto iniziale con i Grand Slam è ben differente. Com’è risaputo, il più precoce dei tre resta Rafael Nadal, col suo primo Roland Garros vinto proprio nella settimana del 19esimo compleanno. Destino vuole che proprio il 3 giugno 2005 sia caduta la prima grande sfida contro Roger Federer, battuto in semifinale. Lo svizzero, che è il più longevo dei tre, in quanto a precocità è però indietro anche a Novak Djokovic. L’attuale numero uno del mondo vinse infatti il suo primo Major a poco più di 20 anni e mezzo, nel 2008. Al suo primo Wimbledon, nel 2003, Federer si apprestava invece a compiere, un mese dopo la vittoria su Mark Philippoussis, 22 anni. Alla sua stessa età, Nadal vinceva, battendolo in finale, il suo terzo Open di Francia. Né Nadal, né Djokovic si avvicinano però nelle dimensioni, alla poderosa ascesa del talento di Basilea. Dai Championships del 2003 fino allo Us Open del 2007, Federer portò infatti a casa dodici dei diciotto Grand Slam disputatisi. E a testimonianza della sua grandezza andrebbero menzionate anche le due finali perse al Roland Garros. Comunque, un mese dopo il suo 26esimo compleanno, l’elvetico era già a solo due successi di distanza dall’allora primatista Pete Sampras, fermatosi a 14 trionfi.
IL DOMINIO DI DJOKOVIC – Muovendo non cronologicamente, ma sull’asse delle ascisse, che conta l’età dei Big Three, un’ascesa simile a quella di Federer la troviamo solo per Novak Djokovic. Se infatti, ampliando il parziale sopra citato a 22 Grand Slam, Federer conta 13 successi e 17 finali totali, con le quattro perse tutte dalla nemesi Nadal, tra il suo primo Wimbledon e lo Us Open 2008, il campione di Belgrado pur non giovane come il rivale, si è avvicinato moltissimo alle stesse cifre. Quando all’Australian Open del 2008 Djokovic fermò la striscia di 61 vittorie consecutive di Federer, negli Slam all’infuori del Roland Garros, vincendo poi il suo primo Major in finale su Jo-Wilfried Tsonga, tutti sapevamo che una nuova stella era nata nel firmamento del tennis mondiale. Quella stella, però, complice la giovane età e alcuni problemi alimentari scoperti due anni dopo, esplose definitivamente solo dal 2011. Poco prima dei 24 anni, arrivò infatti il secondo successo in Australia. In un parziale come quello di Federer, dal secondo trofeo al Roland Garros 2016, Djokovic vinse 11 Major, eguagliando però le sue 17 finali in un arco temporale della stessa durata. Ne risulta che, nel range d’età tra i 23 anni e mezzo e i 29 (compiuti appena prima di vincere il primo Roland Garros), nessuno va neppure vicino ai numeri nei Grand Slam di Novak Djokovic.
LA COSTANZA DI NADAL – Data anche la maggiore fragilità fisica, Rafael Nadal non vanta parziali che si avvicinino alle statistiche summenzionate. Quello che perciò porta ad essere Nadal ad essere ad un solo titolo di distanza dal record di 20 Slam di Federer non è un periodo prolungato di dominio in tutti i tornei. La precocità, ovviamente, incide. Perché fra tutti è il più giovane della storia ad aver completato il Career Grand Slam, a poco più di 24 anni. Allo stesso traguardo Federer giunse quattro anni più vecchio, Djokovic addirittura cinque. Insieme allo svizzero, ha dalla sua una certa infallibilità nelle “prime volte”. Solo a Wimbledon infatti non è bastata la prima finale per sollevare il trofeo. Come per Federer al Roland Garros. Quello che però pesa di più, e non è sicuramente casuale nella scelta del colore all’interno del grafico, è il suo regno sul rosso. Una dittatura cominciata nel 2005, con un parziale di 93 vittorie e sole due sconfitte, che corrispondono a 12 Coppe dei Moschettieri in bacheca. Una superiorità netta, che lo ha reso anche anche l’unico giocatore a vincere per almeno dieci stagioni consecutive un titolo dello Slam. Uno storico, questo sì, aiutato non poco dal destino, che fa coincidere l’anno della prima sconfitta, 2009, con l’unico trionfo, sei mesi prima, a Melbourne. Dai 22 anni, fino ai 27 e tre mesi del secondo Us Open, il maiorchino ha certamente vissuto il suo miglior periodo, ma senza mai inanellare risultati come Djokovic e Federer. Le “colpe” principali ricadono sull’acerrimo rivale di quegli anni, Djokovic, che gli portò via tre finali tra Wimbledon, Us Open e Australian Open. Gli infortuni invece gli hanno spesso spezzato il ritmo, facendogli perdere molte occasioni. Così la finale in Australia, persa contro Stanislas Wawrinka e la schiena dolorante. Eppure, una volta arrivati a Bois de Boulogne, tutto è sembrato rimanere immutato negli anni. Sensazioni e risultati grazie ai quali Nadal è l’unico dei tre mai uscito dalla Top 10 nonostante i problemi fisici. Con i 6720 punti raccolti da maggio in poi è già certo di superare il record di permanenza consecutiva di Jimmy Connors (787 settimane) nella primavera del 2020. D’altronde, la ragione per cui Nadal è così vicino a Federer in quanto a vittorie negli Slam è presto detta. Nonostante i 38 anni dell’elvetico, proprio come quest’ultimo, fra il primo successo di Nadal e quello di domenica intercorrono poco più di 14 anni, sempre ai vertici del tennis mondiale.
DOPO I 31 ANNI LA NUOVA VITA – Il frammento più curioso delle scalette dei tre campioni è però quello che passa tra i 28 e i 31 anni, corrispondenti ai periodi in cui tutti e tre i campioni avevano arrestato la loro scalata. Il digiuno più lungo, dopo il 28esimo compleanno, è stato quello di Nadal, tornato al successo a Parigi dopo esattamente tre anni, nel 2017. Minore la durata dell’arresto è stata invece per Federer, dal gennaio 2010 al luglio 2012. Come un fulmine a ciel sereno, a 29 anni e dopo quattro successi consecutivi (solo Rod Laver come lui), la flessione è arrivata anche per Djokovic, rimasto a secco dal giugno del 2016 fino al luglio 2018. Lo spagnolo ed il serbo sono tornati a vincere uno Slam pochissimi giorni dopo aver compiuto 31 anni. Federer, dal canto suo, un mese prima dell’8 agosto del 2012, a Wimbledon. Per quest’ultimo, è arrivata poi anche la pausa ben più lunga e celebre, fino allo storico 2017, in cui all’età di 35 anni è tornato a dominare all’Australian Open (ribadendosi nel 2018) e a Wimbledon. Il cammino di Nadal e Djokovic, dopo la ripresa, non si è per ora mai fermato. Per il maiorchino ben cinque delle ultime prove Slam, di cui quattro delle ultime sei vinte invece dal serbo. Con la rinascita dopo i 31 anni, nel caso di Federer dopo i 35, la triade ha affiancato Rod Laver e Ken Rosewall come gli Over 30 più vincenti nei quattro tornei più importanti. Col quarto successo a New York, quinto dopo i 30 anni, Nadal ha però staccato la concorrenza di una lunghezza. La parte finale delle carriere è ancora da scrivere. Ed è difficile sbilanciarsi in pronostici su chi possa chiudere con più titoli dello Slam in bacheca. La bilancia pende per la prima volta forse dalla parte di Nadal, la cui superiorità al Roland Garros sembra ancora durissima da scalfire. Federer è arrivato ad un solo punto dal nono titolo a Wimbledon dimostrando di avere ancora le credenziali. Djokovic invece è il più giovane, ha il parziale più dominante dell’ultimo decennio. In ogni nuova stagione, poi, si riparte sempre dall’Australian Open, diventato la sua casa col settimo successo nel 2019. Quello che vediamo nell’ultima parte del grafico, però, va interpretato in due modi. È il simbolo del più duraturo dominio nella storia del tennis, ma anche segno del progresso, con gli attrezzi e le cure che permettono una vita tennistica più lunga, destinata a spostare il limite critico sempre più avanti, generazione dopo generazione.
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Analizziamo per curiosità tutto quello che si vuole, ma dico che i 3 moschettieri sono meravigliosi, diversi nell,’interpretare il tennis ma cmq unici. Con loro il tennis non è gioco di solo colpi alla pallina ma sinfonia , classe, eleganza, intelligenza. Grazie a Nole, Rafa e Roger per tutto le emozioni che ci trasmettere.
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