“Ho sbagliato. Non dovevo chiamare in causa Roger Federer, perché non penso che a lui venga riservata una corsia preferenziale”. Ieri a Montecarlo è arrivato il dietrofront di Stefanos Tsitsipas sull’episodio che ha tenuto banco tra tifosi e giornalisti, proprio mentre il mondo del tennis celebrava il titolo numero 101 in carriera di Roger Federer. Forse Stefanos Tsitsipas non immaginava che la polemica innescata mentre il torneo di Miami si apprestava a chiudere i battenti avrebbe avuto una grande cassa di risonanza mediatica. Le accuse non proprio velate indirizzate agli arbitri, rei a detta del tennista greco di agevolare i big, hanno invece fatto discutere e tanto. Le esternazioni di Tsitsipas sarebbero state interpretate come l’ennesima lamentela nei confronti dei giudici di sedia se il numero 8 del mondo si fosse espresso in modo generico. Ma nel concitato scambio verbale con l’arbitro Gianluca Moscarella, Tsitsipas ha pronunciato il nome “Roger” e i microfoni posizionati in campo hanno amplificato quella frase dettata dalla rabbia urlata durante la finale di doppio. Finale che Stefanos ha giocato in coppia con Wesley Koolhof e perso per mano dei fratelli Bryan: “Ho la sensazione che tu stia concedendo loro qualche trattamento di favore. Esattamente come accade con Roger e tutti gli altri”. Così ha tuonato Tsitsipas all’indirizzo del giudice di sedia italiano.
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La querelle è proseguita su Twitter, nel momento in cui un follower ha chiesto qualche chiarimento a Tsitsipas sulle accuse lanciate durante il match di doppio.
Queste le risposte del greco: “Penso che i giocatori più forti, in particolare quelli che sono nel circuito da tanti anni, siano molto rispettati e abbiano qualche privilegio nelle decisioni arbitrali. Roger Federer è e sarà sempre il mio tennista preferito. Non voglio trascinarlo in questa vicenda, perché lui non ha colpe: sono gli arbitri che tentano di proteggere i veterani, più di quanto sia dovuto”.
La replica di Roger Federer era arrivata al termine del match-capolavoro contro John Isner. Il fresco campione di Miami, non ha gettato ulteriore benzina sul fuoco ma ha usato parole chiare per escludere che nel circuito gli arbitri soffrano la sudditanza nei confronti dei campioni.
“Non credo esistano i trattamenti di favore. E’ un discorso molto complesso. Nei campi secondari, ad esempio è più frequente che se fai qualcosa contro il regolamento i giudici di sedia ti ricordino immediatamente che non c’è da scherzare. La differenza tra i veterani e i più giovani è che gli arbitri dei primi (gli “anziani”) conoscono problematiche, comportamenti e reazioni. Ciò ne facilita la gestione. Forse è su questo punto che Tsitsipas ha frainteso: conoscere un giocatore non significa privilegiarlo. Se ricevo un warning, ed è capitato di recente mi pare a Dubai (il 28 febbraio per una parolaccia nel match contro Fucsovics n.d.r), è del tutto normale. Un errore di valutazione ci può stare, ma non le corsie preferenziali: sarebbe ingiusto”, ha spiegato Federer.
E’ dalla presa di posizione di Federer che Tsitsipas ha tratto lo spunto per riflettere e correggere parzialmente il tiro.
“In passato mi è capitato di affrontare giocatori che si prendono una lunga pausa tra un punto e l’altro. Non voglio fare nomi, ma è stato molto fastidioso e gli arbitri non hanno sanzionato. Se io avessi fatto lo stesso avrei preso un warning per time violation. Non mi sono espresso bene, non intendevo tirare in ballo Roger. Lui non perde tempo, non spezza il ritmo della partita. Ciò che ha detto Federer è vero: i più grandi tennisti e gli arbitri si conoscono molto meglio. I giudici di sedia sanno come approcciarsi ai big. Io sono ancora giovane e un nome nuovo del circuito”, ha raccontato Tsitsipas.
E’ scomparso ogni riferimento a Roger Federer, ma il tennista greco si è tolto qualche sassolino dalla scarpa sulla questione arbitri. Non resta che attendere per sapere se qualcuno tra i giocatori più affermati si riconoscerà nell’identikit tracciato dal numero 8 Atp e vorrà eventualmente ribattere.
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Giovani presuntuosi