Siamo così giunti alla fine di questo 2019, un anno che dal punto di vista tennistico ha dato tanti spunti di riflessione, e ci ha regalato una rinascita (inaspettata forse) del tennis maschile italiano grazie a Berrettini e Sinner, senza dimenticare l’exploit a metà stagione di Fognini.
Scendiamo nel dettaglio.
La classifica dei primi 10 è nota, ma quali sono i dati che possiamo estrapolare per riflettere sulle perfomance di questi campioni e per fare proiezioni sul 2020?
Nadal intanto chiude l’anno al primo posto, e già qui si parla di record; il maiorchino ha registrato un eloquente 58-10 nel 2019, che corrisponde a un 85,29% di vittorie.
Djokovic ha un 60-12, cioè 83,33%, mentre Federer, terzo nel ranking, si è fermato a 57-10, cioè 85,07%.
Quello che impressiona è che questi tre “vecchietti”, messi a confronto con le quattro stelle emergenti del tennis mondiale, fanno ancora numeri impressionanti.
Per darvi un’idea, ecco la percentuale di vittorie di Thiem, Medvedev, Tsitsipas e Zverev.
– Thiem 69,01%
– Medvedev 73,75%
– Tsitsipas 68,18%
– Zverev 64,38%
La cosa che salta all’occhio è che c’è ancora un divario importante fra tennisti che performano tranquillamente sopra l’80%, e giovani forti e coraggiosi, che però hanno ancora un gap, che si evidenzia soprattutto negli Slam.
Gli Slam infatti rimangono cosa per la triade, anche se è pensabile che nel prossimo futuro ci possano essere nuove voci.
Berrettini, il migliore degli italiani a fine anno, ha chiuso con un 65,75% che gli è comunque valso l’ottavo posto del ranking.
Qualche altro numero, qualche altra curiosità: Nadal è 21-3 su terra, 87,5% di vittorie, 21-3 su cemento, alla faccia di chi dice che è solo un “terraiolo”, e 5-3 su erba, 62,5% di vittorie perché si sa, questa è la vera superficie dove perde slancio il suo gioco.
Djokovic ha un importante 15-3 su terra, 83,33% in perfetta media rispetto al suo totale, ha un 28-6, cioè 82,35% su cemento e su erba ha 8-1, 88,88% di vittorie, con una partita soprattutto, che a me, tifoso sfegatato di Roger, fa ancora male.
Federer, il nonno della compagnia, fregandosene dell’anagrafe, ha un 9-2 su terra, 81,81% di vittorie, alla faccia di chi dice che non è un terraiolo”, ha un 29-5 su cemento, 85,29% di vittorie, e 11-1 su erba, 91,66% di vittorie, quasi la perfezione.
Quasi, se non fosse stato per quell’8-7 40-15.
Scusate, ma io ci sto ancora male.
Non mi passa più.
Questi qui sopra sono numeri stellari, che non sono ancora lontanamente replicabili dalle nuove leve, anche se il gap si è ridotto.
Quello che è mancato ai giovani è stato l’ultimo step, quello che generalmente porta alla consacrazione.
E’ sulla buona strada Tsitsipas a mio avviso, la vittoria alle ATP Finals è un segnale forte e chiaro.
Chiudiamo con un’analisi delle prestazioni dei nostri tre connazionali: Berrettini, dicevamo, ha 65,75% di vittorie, Fognini, attualmente 12° nel ranking, ha un preoccupante 53,57% di vittorie mentre Sinner, astro nascente, ha un 73,03% che fa molto ben sperare.
L’altoatesino bene sia su terra, 20-8, sia indoor, 31-7; Fognini ha fatto bene solo su terra, 14-9, ma potremmo dire bene ma non benissimo, viste le sue capacità.
Berrettini, benissimo su terra, 12-4, e sorprendentemente benissimo anche su erba, 11-2.
Berrettini si sta dimostrando giocatore versatile, e a mio avviso renderà nel prossimo futuro molto di più sulle superfici veloci che non su quelle lente; evoluzione di un giocatore potente e con una mentalità vincente.
Testa che invece è sempre mancata a Fognini, non me ne voglia nessuno, ma i continui alti e bassi di cui egli stesso è vittima, gli hanno limitato molto la carriera.
Menzione a parte per Sinner, che francamente non si sa dove potrebbe arrivare, ma penso in alto.
Molto in alto.
Non mi stupirei di vederlo, già a partire dall’anno prossimo, gravitare nei primi 50.
E anche lui, guarda caso, è freddo e ha testa…