Robin Soderling è ricordato da molti per la vittoria ottenuta al Roland Garros nel 2009 contro l’apparentemente imbattibile Rafa Nadal, tanto che la sua vittoria viene tuttora considerata l’impresa, con la I maiuscola, dell’Era Open. Purtroppo però, la carriera del tennista svedese non è stata tutta rose e fiori ed è stato proprio lui a svelarne alcuni episodi ai microfoni di una radio svedese: “Non mi sentivo per niente bene. Ogni minimo rumore, anche semplicemente il mio telefono che squillava, mi suscitava attacchi di panico. Ero incredibilmente ansioso ed ho persino cercato su Internet come fare per suicidarmi. A partire dal 2009 – rivela il nativo di Tibro – ho cominciato a sentire pressione nel circuito Atp per via del livello a cui ero arrivato e dei successi che avevo ottenuto. Ero convinto che solo tre giocatori avrebbero potuto battermi mentre se avessi perso con gli altri sarei stato un perdente e un fallito. Ero in tunnel buio e non riuscivo in alcun modo a vedere la luce“.
“Ad un certo punto non riuscivo a smettere di piangere – prosegue l’attuale capitano della squadra svedese di Coppa Davis – Arrivavo in hotel, mi sdraiavo sul letto e cominciavo a piangere. Pensavo al fatto che il giorno dopo sarei dovuto scendere in campo ed il panico s’impossessava di me. Ciò mi ha impedito di migliorare come tennista e come persona. Non ci sarei riuscito neppure se mi avessero puntato una pistola alla tempia. Spesso si tende ad evitare di parlare dei problemi psichici degli sportivi ed è proprio per questo che voglio condividere la mia esperienza. Il mio consiglio – conclude l’ex numero 4 del mondo – è quello di allenarsi duramente e cercare di essere il più rilassati possibile. Soprattutto, bisogna praticare sport solamente se si ha voglia di farlo e non per qualche pressione imposta. Inoltre, è importante cercare di gestire al meglio il successo ed evitare di farsi condizionare troppo“. A causa di una mononucleosi, Robin Soderling ha appeso la racchetta al chiodo all’età di 31 anni.
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