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Il ritorno di Wawrinka

Tutto è nato dalla conferenza stampa, annunciata qualche giorno fa, con cui Stan Wawrinka è tornato a far parlare di sé in pieno off-season, mentre si stanno spegnendo gli ultimi echi di un 2017 per certi versi indimenticabile.

In fondo, lo “svizzero-2” è stato forse il più imprevedibile dei protagonisti delle ultime stagioni, ritagliandosi a suon di titoli eccellenti una porzione significativa nella storia del tennis. Non è certo una novità, ma giova ribadire ai meno attenti che Stan the Man ha disputato quattro finali slam e, fino alla sconfitta con Nadal al Roland Garros di quest’anno, ha condiviso con Gustavo Kuerten il privilegio di essere i soli ad averle vinte tutte e tre – con la differenza che il brasiliano ha conservato questo record ma ha ottenuto il risultato in un solo torneo mentre l’elvetico ha evidenziato estrema versatilità andandosi a prendere ben tre major diversi.

Ecco: tre slam nell’epoca dei “Fab Four” fanno di Stan un fenomeno, senza mezzi termini. E il suo allontanamento dal circuito è stato parzialmente oscurato da quelli, pressoché contemporanei, di Djokovic e Murray. Dopo aver perso da Medvedev al primo turno di Wimbledon, Wawrinka ha detto stop e ha preso la decisione di sottoporre il ginocchio destro – che lo infastidiva da oltre un anno – all’intervento chirurgico.

Poi, il silenzio, interrotto come detto in apertura dall’annuncio della conferenza stampa che aveva fatto pensare alle ipotesi più varie: dalla possibilità del ritiro definitivo all’eventualità – ma solo per la modalità, del tutto simile a quella messa in atto a suo tempo da Maria Sharapova – di una confessione relativa ad una squalifica per doping.

Invece, tanto rumore per nulla. Stan ha semplicemente voluto aggiornare gli appassionati che sta lavorando sodo per tornare al più presto in condizione, magari rientrando già agli Australian Open 2018, e che sta provando a perfezionare un accordo con Paul Annacone. Il coach americano dovrebbe prendere il posto di Magnus Norman, il tecnico svedese artefice degli enormi progressi (tecnici e mentali) fatti registrare da Wawrinka nel periodo in cui lo scandinavo è stato al suo fianco.

Dunque, Stan giocherà – fisico permettendo – ancora per 3-4 anni e il suo ritorno non potrà che giovare alla qualità complessiva del circuito maschile. A differenza di Djokovic e Murray, in realtà Stan ha potuto “misurare” nel 2017 il polso dei due dominatori e il fatto che ci abbia perso (da Federer in semifinale a Melbourne e in finale a Indian Wells, da Nadal appunto in finale a Parigi) aumenta la credibilità delle imprese consegnate alla storia dagli attuali primi due giocatori del mondo.

Siamo consapevoli di scoprire l’acqua calda affermando che, quando è al meglio, Wawrinka rappresenta una minaccia per chiunque ma un paio di numeri possono aiutarci a meglio comprendere il salto di qualità compiuto dall’elvetico. Attualmente gli head-to-head nei confronti di Nadal (16-3), Djokovic (19-5) e Murray (10-8) sono piuttosto negativi ma se prendiamo in considerazione solo le ultime quattro stagioni il divario si assottiglia notevolmente (Nadal 3-2, Djokovic 4-3, Murray 2-2) e solo con il connazionale Federer (20-3 e 7-2) non è cambiato nulla, anche per motivi che vanno oltre il puro fatto sportivo.

Insomma, in un 2018 che si annuncia quanto mai interessante e ricco di ottimi presupposti, quella di Stan Wawrinka potrebbe essere una voce importante da aggiungere al coro. Se tutti dovessero tornare in condizione e, al contempo, Nadal e Federer riuscissero a mantenere il livello espresso nella stagione appena conclusa, potremmo prepararci veramente a vivere una stagione equilibrata con tanti incontri di pregevole fattura. Questo, almeno, è l’augurio che gli appassionati si fanno.

Peppe Nacca

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