In Argentina vincono gli argentini

Disfatta. Potrebbe essere forse questa la parole adatta per descrivere la campagna di Cordoba dei nostri azzurri, che avevano iniziato il torneo sulla terra rossa con idee giustamente ambiziose. Fabio Fognini era la testa di serie numero uno, Cecchinato la due. Il primo ha perso nella serata di ieri contro Bedene, mentre il secondo, quando Fabio ha messo piede in campo, era già sull’aereo di ritorno per aver perso qualche ora prima contro Jaume Munar. Ai blocchi di partenza c’erano anche Lorenzo Sonego e Paolo Lorenzi; se per il primo la bella vittoria al primo turno contro Pablo Andujar può comunque rimanere un piacevole ricordo da cui ripartire, Lorenzi si è arreso a Guido Pella mettendo a referto solo quattro games. Discorso diverso, invece, per Alessandro Giannessi, il quale nella scorsa notte ha perso al terzo set con Schwartzman dopo aver sconfitto Diaz Acosta, Lorenzi (poi ripescato) e Seytboth Wild in rimonta.

Interessante notare che degli otto giocatori rimasti in tabellone cinque siano argentini, che evidentemente sono stati spinti fino a questo punto anche grazie al grande tifo sugli spalti, la cosiddetta torcida. È ancor più interessante fare caso ad una particolare coincidenza: Pedro Cachin e Juan Ignacio Londero non avevano mai vinto nemmeno un match a livello Atp, ed ora si trovano nello stesso quarto di finale. Il primo occupa la posizione numero 280 del ranking, Londero è invece stanziato al 112esimo posto. Entrambi sono nel giro dei Challenger, ma domani uno di loro sarà nella semifinale di un torneo Atp nella stessa settimana in cui ha vinto anche la sua prima partita nel circuito maggiore.

Tornando a ciò di cui sopra, mi risulta complicato commentare la sconfitta di Fabio Fognini, che in ogni caso non è nuovo a ribaltare, nel bene e nel male, qualsiasi tipo di pronostico della vigilia. Prima della partita di ieri, però, il nostro numero uno non aveva mai perso nei nove incontri disputati contro Aljaz Bedene. Anzi, scriverò di più: aveva perso solo tre set. Ieri sera, invece, si è piegato subendo il passivo di due parziali a zero dopo aver perso malamente il primo col punteggio di 6-1. Bisogna considerare che si trattava della prima partita ufficiale del 2019 di Fabio sulla terra battuta e che il terreno non era in perfette (eufemismo) condizioni, ma non penso, nonostante tutto, che alla vigilia la sconfitta dell’azzurro fosse facilmente preventivabile.

Anche la partita di Giannessi contro Schwartzman, è innegabile, ha avuto uno svolgimento piuttosto controverso, visto che l’italiano si trovava a condurre di un set e un break quando poi si è disunito non riuscendo più ad esprimere il suo tennis e lasciando letteralmente andare il set decisivo (perso col punteggio di 6-0). Alla fine del secondo set il “nostro” aveva chiesto un medical time out per un problema fisico, che evidentemente gli ha impedito di giocare al livello che serviva per fare partita pari contro Schwartzman. L’argentino, comunque, nel corso della sua carriera ci ha abituato a queste rimonte, sono nel suo stile, ed inoltre è uno che si esalta facilmente col calore e il tifo del pubblico.

Lasciando da parte l’analisi italica, mi concentrerei ora, se me lo permettete, sulla testa di serie numero quattro del torneo, lo spagnolo Carreno Busta, numero 23 Atp. Nel primo turno, com’è ovvio, ha approfittato di un bye trovandosi così direttamente agli ottavi di finale, in cui dall’altra parte della rete a fronteggiarlo c’era il Cachin di cui sopra. Dopo aver vinto il primo set al tie-break per sette punti a tre e dopo essersi trovato sotto di zero a uno nel secondo, ha deciso di ritirarsi. Problema alla spalla, dirà poi in conferenza. Carreno nella prima frazione aveva salvato ben quattro set point, ma dopo il terzo doppio fallo nella partita ha deciso di non continuare per evitare che il dolore si acutizzasse.

In conclusione, domani nel torneo di Cordoba potrebbero esserci due semifinali contro quattro sudamericani, di cui tre argentini. Mica male per essere la prima edizione. Un vero trionfo albiceleste.

Jacopo Crivellari

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