Sinner è uno che si affeziona. Qui due anni fa aveva raggiunto la semifinale battendo Tiafoe e Monfils prima di inchinarsi al cospetto di sua maeStan Wawrinka, uno degli esseri tennistici più nobili dell’era big three. Il trofeo era poi finito nelle mani altrettanto nobili di Sir Andy Murray. Sono altre storie, direte voi, ma il gioco è una linea retta e ogni partita uno degli infiniti puntini che la compongono, magari distanti tra loro ma comunque uniti.
Insomma Il presente è di nuovo ad Anversa e Jannik vuole superarsi, certificando la propria crescita. Fra lui e la finale (la quinta stagionale) c’è un avversario di tutto rispetto, in forma e in grande crescita: il sudafricano Lloyd Harris.
La partenza di Sinner, però, non lascia spazio a dubbi sulle sue intenzioni: picchiare duro e comandare il gioco senza concedere respiro al dirimpettaio. Jannik fa quello vuole e scappa 4-0, trova ottimi angoli con palle pesanti, si muove bene anche a rete scendendo al momento giusto per raccogliere. Dopo quaranta minuti, l’unica buona notizia per Harris è che adesso comincerà un altro set (6-2 il primo). La cattiva notizia, invece, è che nella seconda frazione la musica non sembra granché cambiata, con Sinner che spadroneggia da fondo, si porta subito avanti di un break e conferma (2-1). Non ci sono game facili per Harris, che esulta per il sofferto 2-1 ma poi cede rapidamente un’altra volta il servizio (4-1). Ci vuole un miracolo di Harris in risposta per vedere una palla break per lui, ma Jannik sistema tutto con la prima, poi ne annulla un’altra con un rovescio lungolinea violento e dolcissimo. È il game più combattuto del match e forse il sudafricano se lo meriterebbe per l’impegno profuso ma è di nuovo Sinner a spuntarla: 5-1 e striscione del traguardo in vista. Harris gioca a briglie sciolte e accorcia le distanze con qualche punto spettacolare (5-2).
Ora Jannik si concede perfino un ace per poi chiudere in bellezza con il rovescio (6-2).
Sarà un’altra finale, la quinta della stagione (tre vittorie e una sconfitta finora); dall’altro lato della rete lo aspetta El Peque Diego Schwartzman, che ad Anversa ha già giocato e perso due finali contro Gasquet e Tsonga (2016 e 2017); la sua è stata una stagione di alti e bassi e di certo farà di tutto per metterci l’accento con questo trofeo. C’è da dire che il Sinner visto in semifinale non può nascondersi, perché gli tocca il ruolo del favorito, oneri e onori.