Jannik raddoppia

Sinner gioca una partita perfetta, stende Monfils (6-3, 6-4) e conferma il titolo vinto a Sofia lo scorso anno; terzo trofeo stagionale e quarto in carriera per il ventenne altoatesino.

Questa volta cominciamo dalla fine; dalla voce sommessa e laconica di Monfils che si complimenta con Jannik per poi lasciargli la scena, con il trofeo in mano e la solita pioggia di coriandoli colorati. Lo sguardo e il tono di Sinner, invece, sono quelli di chi sente di aver fatto il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno, di chi si rifiuta di vedere nella vittoria un punto di arrivo.

In effetti, in questa città dal nome dolce e intrigante, la connessione sinneriana tra finale e inizio è più evidente che mai. L’anno scorso qui, dopo una partita tirata e vibrante, Jannik aveva domato Pospisil al tiebreak finale e si era preso la prima coppa ATP della carriera. Era l’ultimo torneo della stagione ma il pensiero pareva già rivolto al futuro. A questo 2021 ricco di emozioni e contrasti, che non è ancora finito ma ha già visto la vittoria di tre tornei, un bottino di tutto rispetto per la prima stagione agonistica intera nel mondo dei grandi. Oggi Jannik ha vinto senza nemmeno soffrire, regolando con intelligenza e pressione costante un avversario infido e imprevedibile. E si che si presentava alla finale con qualche dubbio, perché le gare precedenti, contro avversari di medio livello, non avevano convinto fino in fondo – c’è stata sempre qualche amnesia, qualche fase di stanca e di difficoltà – mentre Gael appariva lanciato ed euforico.
Insomma il paragone con lo scorso anno evidenzia un Sinner giustamente più maturo, più tosto e più sicuro. Questo si è visto nella fase di avvicinamento (come ha commentato lui stesso, in passato avrebbe perso partite del genere) e soprattutto questo pomeriggio.
Geal arriva alla finale forte della propria esperienza (è il diciassettesimo anno consecutivo in cui ne gioca almeno una), carico di energia (ha giocato meno di due ore per giungere qui, dopo il bye, il ritiro di Ivashka e due guerre lampo con Mager e Giron) e voglioso di vendicarsi dell’ultima bruciante eliminazione dagli Us Open.

Comincia con il piede giusto Jannik, sente il rovescio e tiene l’avversario lontano dal campo senza concedergli mai il pallino del gioco. Monfils invece non riesce a fare altrettanto, si incarta a forza di doppi falli e gratuiti per poi farsi impallinare per il break del 2-0. Dopo una fase di gestione apparentemente in controllo (4-2), Jannik va sotto 15/40 e deve soffrire per la prima volta. Qui gioca quattro punti perfetti – in particolare il secondo, un infinito scambio di sportellate con il francese costretto a correre qua e là come un matto fino a perdere le misure – e rimane avanti (5-2). Non ci sono più brividi e Jannik chiude 6-3.

Finora è stato l’inizio a fare la differenza ma adesso il francese è più caldo e ricorrerà a tutte le sue armi per riaprire il match. Sul primo punto Gael contesta una chiamata e si innervosisce, perdendo la concentrazione e il servizio. Jannik continua a macinare gioco in un modo non troppo appariscente che però impedisce al francese di imbastire una reazione efficace. Si veleggia con un break di differenza, Monfils trova qualche sprazzo di se stesso – come lo smash al salto che vale il 3-2 – ma non riesce a trasformarsi con continuità nella versione mareggiata e ad apportare minacce in risposta: il 5-3 con vista sul traguardo ne è la conseguenza naturale. Dopo un rapido giro in risposta, Jannik va a servire per difendere il trofeo conquistato lo scorso anno. Non c’è molto da dire, perché l’ace gli vale tre championhsip point e poi ci pensa Monfils a rispondere lungo senza troppo lottare.

L’ennesimo capitolo di questa storia è stato scritto, ora si vola a Indian Wells a caccia di punti per le Finals (Jannik ha detto che non sono un’ossessione per lui, ma siamo certi che farà di tutto per essere del gruppo).

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