Rinderknech serve per primo e serve bene mettendo la testa avanti con un piccolo vantaggio in termini di pressione. Jannik, sulla falsariga di ieri, è piuttosto falloso e concede presto il break del 3-1. Non è una buona notizia perché finora il francese ha difeso il servizio con facilità, cosa che si conferma per il 4-1. Arthur è meno minaccioso se non gli entra la prima, così Jannik nel settimo game si procura tre invitanti palle break giocando aggressivo ma c’è bisogno di un errore blu del francese per raggiungere il 4-3. La rimonta si completa con una bella palla corta di dritto, ma Rinderknech riprende a picchiare come se nulla fosse e si porta 5-4 senza troppi affanni. Qui Jannik fa di tutto per complicarsi la vita e con l’aiuto di un doppio fallo concede due set point, poi si salva e chiude con l’ace. Il tiebreak è l’approdo più naturale nonché una soluzione generosa per Jannik. È un game lungo e tirato, tagliente come la lama di un bisturi, il francese mette solo prime e fino al sei pari non c’è l’ombra di un minibreak. Poi Jannik si porta in vantaggio ma si fa subito raggiungere, infine chiude 9-7 dopo un lunghissimo scambio di pressione da fondo in cui riesce lucidamente a cacciare l’avversario sempre più in fondo fino a bucarlo.
La segreta speranza è quella di aver scollinato, ma il transalpino non molla un centimetro né tantomeno si demoralizza, anzi serve come un treno, difende la rete quando è il caso e sale in cattedra con il passare dei minuti. Jannik, dal canto suo, non pare in grado di scoraggiare le velleità dell’avversario, anzi sbaglia a ripetizione e finisce sotto di un break, poi due e si fa raggiungere nel conto dei set.
Sarà il terzo parziale a decidere le sorti dell’incontro ma ci vuole qualcosa in più da parte dell’italiano che è andato via via spegnendosi. La scossa però non arriva, anzi nel terzo game giungono altre palle break dopo un 40-15 illusorio; Jannik si salva due volte poi finisce sotto 2-1. Il tempo per rimediare c’è tutto, ma bisogna vedere se Jannik ne avrà anche la forza. Il 3-1 arriva veloce come una mannaia, adesso è notte fonda, o più che altro nebbia fitta, visto che Jannik chiama il fisioterapista per un problema agli occhi non meglio specificato. E proprio adesso, sull’orlo del baratro, arriva l’aiuto da parte di Rinderknech che sbaglia a ripetizione mandando Jannik a palla break. Alla quarta chance arriva il punto buono, con un passante incrociato miracoloso per il 3-3. La carica è quella di una vittoria ma dura pochissimo perché il francese reagisce alla grande e si riprende il vantaggio. In qualche modo Sinner riesce a procurarsi un’altra possibilità per pareggiare i conti ma il servizio di Arthur è implacabile e siamo 5-3 con una discreta montagna da scalare. Jannik tiene facilmente la battuta ma adesso il suo avversario servirà per il match.
Ancora una volta è Rinderknech a tendere la mano, anzi il braccino, con errori di misura abbastanza inediti: siamo 5-5 ma non c’è pace, perché c’è arriva un nuovo e doloroso break, l’ennesimo di questa partita maledetta. L’unica consolazione è che in ogni caso sarà l’ultimo. Rinderknech stavolta decide che non è più tempo di fare regali, ritrova la prima e chiude a zero la miglior vittoria della sua carriera, ampiamente meritata. Jannik ha lottato contro di lui e soprattutto contro se stesso, ma è stata una giornata irrimediabilmente storta. Adesso bisogna resettare e ripulire la mente: per fare strada al Roland Garros ci vorrà un altro Sinner rispetto a quello sbiadito visto oggi.