Jannik Sinner ed il 6 Settembre, data ultima per il ricorso al TAS da parte di WADA e NADO contro la sua assoluzione

Jannik Sinner e la positività al Clostebol. Fino al prossimo 6 Settembre il caso non potrà dirsi definitivamente chiuso

A pochi minuti dall’inizio degli US Open, tiene ancora banco la questione Clostebol e la positività di Jannik Sinner a questa sostanza – costata mesi e mesi di stress e notti insonni come confessato dal nostro Numero Uno al mondo – e non ancora del tutto completamente risolta.

Oggi tenteremo dunque di fissare alcuni punti nodali della questione, riassumendo la complessa situazione che riguarda il giocatore più forte nella storia del tennis italiano.

Come ben sappiamo, Jannik Sinner è risultato positivo al Clostebol in due test antidoping effettuati nel mese di Marzo 2024. Il giocatore è stato sospeso seduta stante come prevede la normativa antidoping, tuttavia, ottenendo la revoca della sospensione dall’attività agonistica in pochissimi giorni, è tornato immediatamente a competere nel circuito ATP.

E ciò grazie alle spiegazioni, accolte, che lui, il suo team ed i suoi avvocati hanno fornito all’ITIAInternational Tennis Integrity Agency – così come prevede la normativa che regola i funzionamento dell’Agenzia antidoping in questo sport.

Jannik Sinner è stato infine pienamente scagionato dall’ITIA stessa in quanto ha potuto dimostrare che la positività è derivata dalla contaminazione involontaria di un medicinale contenente Clostebol, trasferito al giocatore dal suo fisioterapista durante le sedute di massaggio.

L’ITIA ha stabilito dunque che l’altoatesino è del tutto estraneo ai fatti ma in applicazione del principio di responsabilità oggettiva, il tennista italiano ha dovuto rinunciare al montepremi e ai punti ATP ottenuti ad Indian Wells, mantenendo tuttavia inalterati i risultati successivi.

Gli esperti interpellati dall’Agenzia antidoping hanno confermato che la contaminazione involontaria così come descritta in sede difensiva è del tutto plausibile e che il livello così basso della sostanza riscontrata non avrebbe avuto nessun effetto dopante.

Per quanto riguarda il Clostebol, al di là delle risultanze dell’indagine ITIA, per tipologia della sostanza stessa e per le microscopiciche quantità rilevate nel corpo del tennista, a detta di tutti gli esperti successivamente intervenuti nel dibattito post-assoluzione, esso non è in grado di alterare in alcun modo le prestazioni di un atleta. In sintesi, se ci si volesse dopare veramente, sarebbe da folli usare il Clostebol.

Photo by Matthew Stockman/Getty Images

Purtroppo la sentenza di assoluzione non è stata indolore per tutti. Umberto Ferrara, preparatore atletico, e Giacomo Naldi, fisioterapista, i quali si sono assunti la piena responsabilità della contaminazione dell’azzurro, non faranno più parte del team di Jannik Sinner.

La delicata vicenda della sua positività e tutto ciò che di doloroso ne è derivato, stando alle parole del tennista azzurro, ha incrinato purtroppo in maniera irrimediabile il rapporto di fiducia esistente con i due stimati professionisti.

Il nuovo preparatore atletico di Jannik Sinner sarà Marco Panichi, per anni preparatore atletico di Noval Djokovic mentre per ora nessun nome trapela in merito alla figura del fisioterapista che sostituirà Giacomo Naldi.

Per quanto riguarda le numerose critiche rivolte all’ITIA, piovute un po’ dappertutto in merito ad un presunto trattamento di favore nei confronti di Jannik Sinner in quanto Numero Uno al Mondo, sono a mio avviso del tutto infondate.

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Basti pensare al tennista italiano Marco Bortolotti: il doppista azzurro non certo noto alle grandi platee come l’altoatesino, ha vissuto sulla sua pelle la stessa situazione del più conosciuto collega.

Positivo al Clostebol, ha ottenuto in tempi rapidi la revoca della sospensione dall’attività agonistica: dimostrando la sua estraneità nell’assunzione della sostanza incriminata, Bortolotti ha potuto così continuare a giocare ad indagine ancora in corso e come lo stesso Jannik, al termine dell’inchiesta a suo carico, è stato giudicato completamente innocente.

Per amore di cronaca, Marco Bortolotti è lo stesso tennista che non potrà disputare agli US Open il torneo di doppio in coppia con l’azzurro Flavio Cobolli: gli Stati Uniti non hanno concesso il visto di ingresso all’italiano avendo partecipato tempo fa ad alcuni tornei organizzati in Iran, paese inserito nella lista nera dalle autorità americane.

Purtroppo per Jannik Sinner ed I suoi fan, il caso Clostebol non è ancora completamente chiuso: entro il 6 Settembre, infatti, WADA e NADO – rispettivamente Agenzia antidoping mondiale ed Agenzia antidoping italiana – hanno la facoltà di appellarsi contro la sentenza di assoluzione emessa dall’ITIA al Tribunale Arbitrale dello Sport con sede in Svizzera, il famoso TAS di Losanna.

Se i due organi preposti alla lotta al doping non saranno pienamente soddisfatti delle spiegazioni fornite da Jannik Sinner ed il suo team, la parola passerà nuovamente a giudici ed avvocati, rimandando la chiusura del caso a data da definirsi.

Per ora l’unica Agenzia a rilasciare dichiarazioni ufficiali in merito al caso Sinner è stata la WADA, che si riserva di esaminare la documentazione ed eventualmente presentare appello.

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Capitolo a parte, meritano le reazioni del mondo del tennis innescate dall’assoluzione di Jannik.

Per quanto riguarda i colleghi del Numero Uno al mondo, la reazione più dura è stata quella manifestata dall’australiano Nick Kyrgios che avrebbe voluto l’immediata squalifica dell’italiano per due anni. Dennis Shapovalov, Lucas Poullle, Kamil Majchrzak, Tommy Paul, in forme e per motivazioni differenti, neppure loro si sono schierati dalla parte dell’italiano.

Al contrario, Matteo Berrettini ha commentato da vero amico la situazione di Jannik, dichiarando che conoscendolo da anni, quanto è accaduto è sicuramente frutto dell’errore che ha causato l’episodio della positività.

Altri colleghi od ex colleghi che hanno speso belle parole per l’italiano sono stati Frances Tiafoe, Alexander Zverev, Andy Roddick, John Millman, Marco Bortolotti ed addirittura Toni Nadal mentre Carlos Alcaraz e Novak Djokovic, pur non attaccando in nessun modo Jannik Sinner, almeno pubblicamente non hanno manifestato certamente un alto grado di empatia nei confronti dell’azzurro.

Angelo Binaghi, presidente della FITP, ha difeso invece Jannik a spada tratta, usando parole durissime nei confronti di chi ha messo o metta in dubbio la specchiata condotta dell’italiano e la sentenza di assoluzione dell’ITIA.

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Personalmente, ritengo che il caso Sinner, data la risonanza mondiale che esso ha avuto in questi giorni, dovrebbe o potrebbe diventare l’occasione per ripensare e migliorare in senso maggiormente garantista la normativa Antidoping.

Per esempio, alcuni esperti suggeriscono di fissare quantità minime per le sostanze proibite presenti nelle lista WADA sotto le quali archiviare immediatamente la procedura di infrazione: in tali casi l’effetto dopante è del tutto inesistente, e l’archiviazione d’ufficio eviterebbe sospensioni immediate di atleti poi scagionati completamente al termine dell’indagine.

Oppure sarebbe opportuno riformare il principio della responsabilità oggettiva, che ha comportato nel caso di Sinner la sua rinuncia a punti e prize money conquistati ad Indian Wells anche se la chiusura dell’indagine ne ha determinato la piena innocenza.

Tuttavia non sono un giurista e neppure un esperto in materia di normativa antidoping: chi lo fosse invece, dovrebbe adoperarsi affinché un caso di positività non diventi l’inizio della fine della carriera di un atleta, nel caso in cui si rivelasse poi che l’atleta oggetto d’indagine in realtà è del tutto innocente.

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