Jannik torna umano

Sinner si inceppa al momento di servire per il primo set e rischia un tracollo pesante, poi prova a riaprirla ma è tardi: grande vittoria per Huber Hurkacz (7-6, 6-4).

Tutto è apparecchiato, c’è l’aria elettrica delle grandi occasioni, ma Jannik parte freddino in risposta e ancor peggio al servizio, il 3-0 per il polacco ne è una diretta conseguenza. Dopo il 3-1 (faticoso), ci vuole l’aiuto di qualche gratuito di Hubert per aprire la strada al controbreak, che arriva senza troppe premesse. C’è complicazione, Jannik accetta passivamente un braccio di ferro da fondo in cui sembra leggermente inferiore – perché Hurkacz rischia poco e sbaglia meno – perciò gli tocca salvare due palle break ai vantaggi prima di impattare sul 3-3. La sensazione è che occorrerebbe qualche correttivo strategico per muovere un po’ il gioco ma è più facile a dirsi che a farsi, e anche nell’ottavo gioco arriva la palla break, salvata. 5-4 e 5-5 vanno via senza sussulti, poi esplode finalmente la risposta di Sinner: si guadagna il 15/30, poi spara un rovescio anomalo dal centro del campo che lascia tutti in religioso silenzio, poi è l’avversario a mandarlo a servire per il set con un errore non forzato. Purtroppo non va come tutti speravamo: Jannik si fa brekkare a zero malamente, inaugurando un lunghissimo blackout che gli costa il set e un’apnea che lo porta in un amen a un solo punto dal 5-0 nel secondo parziale. Lì scatta la reazione d’orgoglio e Jannik arriva a un soffio dal riaprirla ma cede per 6-4.

Grande vittoria per il polacco, che si dimostra più a fuoco e regolare, coronando così un percorso straordinario che lo ha visto fare strage di top 20. Jannik, dal canto suo, stasera contro il suo grande amico e compagno di doppio non è riuscito a cambiare passo e a trovare le contromisure. Nel primo set ha pesato la difficoltà nel chiudere i punti, magari prendendo anche la rete ogni tanto, nel secondo c’è stato un passaggio a vuoto mentale di cui Hubert è stato bravissimo ad approfittare. Senza dimenticare la cattiva giornata al servizio, con cinque doppi falli e il 60% di prime (comunque raramente efficaci): le undici palle break concesse contro tre, raccontano di una situazione più squilibrata di quanto dica il punteggio finale.

Bene, a prescindere dagli ovvi rimpianti, è giusto guardare avanti: si torna da Miami a un passo dalla topo 20, con un bel bagaglio di esperienza e fiducia in più in vista della stagione rossa. Appuntamento a Montecarlo.

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