Il dibattito sul coach torna d’attualità dopo Parigi, dove Murray ha giocato il miglior tennis di sempre al Roland Garros, ma finito per subire la quinta sconfitta consecutiva contro Novak Djokovic in uno Slam.
MCENROE IMPEGNATO – L’ultimo assistant-coach di Andy Murray, Jamie Delgado, che ha raggiunto la squadra dopo gli Australian Open, è penetrato molto bene all’interno dei meccanismi del team e ha contribuito in maniera notevole. Ma la recente sconfitta di Murray ha ricreato nuovi dubbi: manca ancora quell’ingrediente speciale che gli aveva permesso di stupire come aveva fatto nel 2012 e nel 2013 sotto la guida di Ivan Lendl? McEnroe – che avrà il ruolo di commentatore tecnico alla BBC durante Wimbledon – non è disponibile al momento, in quanto è già impegnato a collaborare con il numero 9 del mondo Milos Raonic proprio in vista del torneo londinese. Ma riguardo una potenziale partnership con Murray, John McEnroe ha risposto: “Quando osservi qualcuno così forte, sei sempre interessato. Andy è estremamente professionale, ha vinto due major, perciò stai parlando del top del circuito“.
DJOKOVIC DIVINO – Murray ha stretto i denti nel primo set della finale di domenica e ha dominato Djokovic in ogni settore del campo, ma il match ha cambiato bruscamente il suo corso dopo un break point mancato nel primo gioco del secondo set. In seguito, Murray ha ammesso che “stavo lasciando troppo spazio, ero troppo dietro la linea di fondo e se permetti che i migliori controllino il gioco, poi è dura“. Sarebbe difficile fare una critica dura allo scozzese per quanto visto al Roland Garros: era contro il giocatore più dominante dell’era Open che, in più, cercava di conquistare l’unico major che mancava alla sua bacheca. La sensazione è che la vittoria di Djokovic sia stata per volere divino. Non solo il numero uno del mondo ha giocato in una maniera fuori dal comune nei momenti del match, ma ha portato a casa la vittoria nel momento in cui il sole era per la prima volta alto nel cielo dopo una settimana di pioggia. E’ come se il Padre Eterno volesse congratularsi con lui per essere contemporaneamente il campione in carica di tutti i quattro Slam.
PAROLA D’ORDINE ‘ATTACCARE’ – Tuttavia, Murray deve realizzare che se aggiungesse qualche major in più in carriera, potrebbe trovare una strada per rompere il dominio di Djokovic. E questo vorrebbe dire sacrificarsi un po’ di più. Durante tutto il torneo, Nole ha colpito più vincenti di Andy e commesso più errori gratuiti, una statistica che mostra quanto sia un giocatore offensivo. E quando attaccava, era l’unico che metteva i piedi dentro al campo, mentre Murray era sempre dietro la linea di fondo. “Sicuramente il tuo avversario cerca di spingerti fuori dal campo” – dice Craig O’Shannessy, analista dell’ATP World Tour – “Ma bisogna essere preparati a prendersi questo rischio: puoi essere più esposto quando stai sulla linea di fondo e meno in grado di rispondere, ma devi anche cercare di migliorare il tuo attacco“.
LENDL BIS? – In questo contesto, potrebbe essere utile consultare le dichiarazioni di Stan Wawrinka dopo la finale dello scorso anno, in cui ha dominato Djokovic con una delle migliori dimostrazioni di tennis offensivo: “Lui [Djokovic] è un giocatore che sta sulla linea di fondocampo e prova a imporre il suo gioco, per mettere l’altro in difficoltà. Ma so che con me la cosa può cambiare velocemente. Ho cercato di giocare più aggressivo da fondo e piano piano ho cominciato ad entrare in campo“. Dunque, Murray potrebbe beneficiare dall’ingaggio di un altro ‘supercoach‘ che lo aiuti a prendere l’iniziativa in questo tipo di match? Addirittura potrebbe essere lo stesso Lendl, che ritornerebbe per la seconda volta al fianco di Murray? McEnroe non lo esclude: “Penso che sarebbe interessante. Ha avuto molto successo prima e non vedo perchè non debba adesso. Non sono sicuro di che cosa sia successo quando hanno rotto… Non so se era una scelta professionale o se è stato Andy o Ivan a volerlo. Potrebbe essere come tornare con la tua ex-moglie o ex-fidanzata. Sulla carta, per me ha senso. Ha Delgado, quindi un coach, ma potrebbe aver bisogno di un secondo che gli dia ulteriore attenzione. Anch’io appartengo a quella categoria. La cosa potrebbe avere senso come no, ma sarebbe interessante“.
0 comments
lo aveva già…Ivan Lendl