Bjorkman ha rilasciato un’intervista al podcast’ Behind the Racquet’, nella quale parla di sé stesso e aggiunge la propria riflessione circa le difficoltà riscontrate dai tennisti di nuova generazione contro i tre assi del tennis mondiale: Roger Federer, Novak Djokovic e Rafael Nadal. L’ex numero 4 del mondo afferma: “Quando ero bambino ero davvero una persona molto timida. Non mi relazionavo facilmente con le altre persone e a scuola ero sempre in ultima fila, avevo una personalità modesta. Quando poi ho deciso di ritirarmi dal mondo del tennis professionistico, sono diventato più socievole anche perché non avevo altra scelta, ho acquisito sicurezza parlando in inglese e questo mi ha aiutato molto ad arrivare dove sono adesso“.
In riferimento al tennis moderno Bjorkman tratta alcuni aspetti particolari: “Rispetto al passato il tour è molto diverso. I tennisti di élite hanno diverse persone accanto e probabilmente passi più tempo con il proprio team di lavoro piuttosto che con gli avversari, davvero diverso rispetto al passato”.
Poi continua: “Prima poi per entrare nei primi 100 era difficile, ora basta giocare un torneo ed entri velocemente. Nei tornei importanti si fanno le conoscenze giuste ed è importante stringere buoni rapporti con gli altri tennisti. Ho avuto la fortuna di lavorare con atleti come Andy Murray e Marin Cilic, quando stabilisco un legame di successo con un tennista questo mi dà carica perché sento di fare parte dei propri successi“.
L’ex tennista svedese offre un pensiero anche per i giovani tennisti della nuova generazione: “Siamo in un’era incredibile con Djokovic, Federer e Nadal che hanno compiuto imprese straordinarie in questo sport, ma in campo penso che i tennisti li rispettino troppo. La stragrande maggioranza di loro gioca un buon primo set e poi perde i successivi perché pensano a chi si trovano di fronte. I Next Gen devono aver la convinzione giusta per poter combattere contro di loro nelle sfide importanti e non aspettare solo che si ritirano per potersi affermare al massimi livelli ” conclude Jonas Bjorkman.
Nicola Devoto