Alla viglia degli Us Open nessuno si sarebbe aspettato di trovare in finale Kevin Anderson. Il trentunenne tennista sudafricano, infatti, raggiungeva questo traguardo, il più importante della carriera, appena un mese fa. Il suo tennis regolare, che fa tanto affidamento sul potente servizio, gli aveva consentito di disputare l’atto finale dell’ultimo dei quattro slam, durante il quale ha espresso un gioco ordinato e solido.
Malgrado la concorrenza non sia stata particolarmente agguerrita, Kevin ne ha approfittato, cogliendo l’occasione al volo. Nulla ha poi potuto contro Rafa Nadal, che lo avrebbe battuto col punteggio perentorio di 6-3 6-3 6-4.
DAGLI ESORDI AL TENNIS CHE CONTA – Kevin Anderson nasce a Johannesburg il 18 maggio del 1986. Cresce tennisticamente negli Stati Uniti, disputando tre stagioni collegiali. Fa il suo esordio nel circuito atp nel lontano 2003, all’età di 17 anni. Avrebbe dovuto aspettare 8 anni prima di poter sollevare il suo primo trofeo, nel torneo casalingo di Johannesburg, raggiungendo così la 40 esima posizione mondiale. L’anno successivo si sarebbe ripetuto a Delray Beach, spingendosi, questa volta, fino alla 30 esima posizione.
IL MOMENTO TANTO ATTESO – La finale degli Us Open rimane il risultato più prestigioso della sua carriera. Colleziona 6 vittorie di fila, battendo rispettivamente un qualificato, Ernest Gulbis, Borna Coric, Paolo Lorenzi, Sam Querrey e Pablo Carreno Busta. Prima di fermarsi, come già detto prima, all’atto conclusivo.
In un’intervista rilasciata durante il torneo di Tokyo, disputato qualche settimana fa, dove ha perso per mano dell’americano Ryan Harrison, Anderson ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “È un grandissimo risultato. Ritengo che essere arrivato in finale ed aver vissuto un’esperienza simile, è stato davvero importante. Una settimana memorabile, ricca di motivazioni”.
LA CONCLUSIONE MIGLIORE – Le soddisfazioni, però, potrebbero non fermarsi qui. Kevin, infatti, ha la possibilità di guadagnarsi, in extremis, un posto alle Atp Finals di Londra.
Attualmente ricopre la posizione numero 11 della Race, a soli 150 punti dall’ottavo e ultimo qualificato. I masters 1000 di Shangai e Parigi Bercy saranno gli ultimi grandi tornei in grado di regalare punti pesanti. Chissà che, dopo anni di duro lavoro, il buon Anderson possa chiudere l’anno con un’altra grande soddisfazione.