L’urlo liberatorio a fine match è un’immagine esemplare che può dare solo una vaga idea di cosa abbia provato Thanasi Kokkinakis in questi anni. L’australiano ha chiuso in rimonta, e con che sofferenza, la semifinale dell’ATP 250 di Los Cabos contro Thomas Berdych. Il parziale recita 3-6 7-6(5) 6-4 in favore dell’australiano, che grazie a questa vittoria, ancora più delle altre (seppur poche) di questa stagione, può aggiungere una ricca dose di fiducia al motore del suo tennis. Berdych è solo il secondo giocatore di livello affrontato e battuto in questo 2017 dall’australiano, dopo Raonic al Queen’s, ma, a differenza della prima, questa vittoria è oro colato perchè arrivata alla sua prima semifinale in carriera, e contro un giocatore molto esperto e in buone condizioni, reduce dalla semifinale a Wimbledon dello scorso mese.
In quell’urlo c’è una vita passata in attesa di vittorie come queste, e c’è tutta la preoccupazione che momenti come questi sarebbero potuti non arrivare mai.
Il giovane aussie infatti, classe 1996, fino ad oggi non ha ancora avuto possibilità di dimostrare al mondo il proprio talento, contrariamente all’amico e coetaneo Nick Kyrgios, con cui era cresciuto insieme e di pari passo nel mondo Juniores.
Il tennis di Kokkinakis è geneticamente avvezzo a palcoscenici di prim’ordine, grazie al talento cristallino e alla potenza scuola aussie, ma fino ad oggi il giovane australiano è stato frenato un fisico almeno altrettanto cristallino; il primo segnale di eccessiva fragilità era arrivato addirittura nel 2013, dopo la finale degli Australian Open Juniores persa proprio contro Kyrgios, con una frattura da stress alla schiena. Non sarà l’unico scherzo a riservargli il destino; dall’esordio con i professionisti, Kokkinakis ha dovuto fare i conti soprattutto con la spalla, che lo ha costretto ai box, a fasi alterne, per la maggior parte delle ultime tre stagioni. Per non farsi mancare niente, anche quest’anno un nuovo infortunio, stavolta ai muscoli dell’addome.
Sembra però che sia cambiato qualcosa in questo 2017 nei suoi ingranaggi un po’ arrugginiti dall’inattività.
Tanta frustrazione – Il giovane Kokk si gioca le prime fiches per il rientro a gennaio, testando la propria condizione fisica nel doppio; in coppia con Jordan Thomson, finisce per portarsi a casa il torneo, battendo in finale la coppia Muller-Querrey. Il successo però è solo il preludio di un nuovo stop: rinuncerà al successivo torneo di Sydney in singolare per il già citato problema ai muscoli addominali. Si fanno sempre più insistenti i rumori intorno ad un suo potenziale ritiro prematuro dal tennis. Intervistato, manifesterà tutto il proprio dolore: “Mi sentivo di mollare, dubitavo di me stesso. Ero davvero frustrato. È stata una settimana o dieci giorni fa. Mi metto aspettative molto alte addosso perché so quanto bene possa giocare. Ho pensato di lasciare un paio di volte ed ero molto serio. Ho rotto qualche racchetta in allenamento ed è qualcosa di inusuale per me. Poi ho avuto un’altra brutta sessione ma da lì mi sono allenato molto bene e ho capito che questi sono gli alti e i bassi del tennista. Ma ero serio, alcune settimane fa pensavo ‘non so quanto il mio corpo possa reggere dopo ogni allenamento. Ma oggi ho visto che il 90-95% del pubblico voleva che vincessi, partite così mi fanno pensare ‘non sei così lontano, se ci provi sarai a quel livello’”.
Rientro – Il successivo rientro in singolare, dopo ben 19 mesi di stop, arriva all’ATP 250 di Lione, dove perde al primo turno da Istomin; l’appuntamento seguente sulla terra è il Roland Garros, dove beneficia del ranking protetto, ma nel quale un’altra dose di sfortuna lo vede avversario di Nishikori al primo turno, col quale perderà onorevolmente in quattro set.
Il fisico però regge, e cerca di giocare tutta la stagione su erba: prima al 250 Ricoh Open, dove batte al primo turno Youzhny, ma viene sconfitto al turno successivo da Medvedev. Al 500 Aegon Championships stessa storia: al primo turno vince con due tie-break una sfida dura contro Raonic, gustandosi il primo assaggio di grande tennis; al turno successivo però, di nuovo, viene sconfitto da Medvedev.
A Wimbledon viene fermato di nuovo da un primo turno complicatissimo: uscirà in 4 set contro un altro grande tennista di cristallo, Del Potro.
Nonostante le varie sconfitte, queste prime uscite non sfiduciano il giovane Thanasi, che ha tanta voglia di rifarsi. Arriviamo presto ai giorni nostri, e la finale di domani sarà un’importantissima tappa nella strada dell’australiano verso il vero inizio di una carriera fin ora mai decollata. L’unico precedente fra i due risale al 2015, dove ebbe la meglio lo statunitense. La sua altra prima finale però, in doppio, Kokkinakis l’ha vinta proprio contro il suo avversario di domani: un motivo in più per sperare di soffiare via un po’ di sfortuna da questo talento grezzo.