In questo ultimo anno i problemi che ha dovuto affrontare il mondo del tennis e dello sport in generale sono sotto gli occhi di tutti. Se in ambito calcistico nelle ultime due settimane non si è parlato d’altro che di Superlega, una manovra discutibile dal punto di vista etico volta ad arginare la crisi finanziaria che attanaglia le squadre più ricche, nel tennis i problemi dovuti alle cancellazioni dei tornei nel 2020 e all’assenza di pubblico mettono questo sport in una posizione di forte rischio e lo pongono davanti a un bivio storico, quello della modifica del calendario.
È oggettivo che oggi il circuito principale (stiamo parlando di quello maschile) si svolge quasi per intero su due superfici: cemento e terra con la prima che la fa da padrone indiscusso. Un quadro statico che ha rivoluzionato il mondo del tennis e le classifiche dando possibilità di successo ad un certo tipo di tennista e escludendone altri. Tante volte si è parlato di livellare il circuito aumentando i tornei su erba o almeno l’importanza di essi (la stagione su erba ad oggi è composta soltanto dagli ATP 250 di Stoccarda, Maiorca, Eastbourne e Newport; gli ATP 500 del Queen’s e di Halle oltre allo Slam di Wimbledon, senza neanche un Master 1000) e forse è arrivato il momento di considerare seriamente questa ipotesi.
La spinta arriva non da un personaggio qualsiasi ma da Andrea Gaudenzi dal 1 gennaio 2020 presidente dell’Association Tennis Professionals. Nel corso di un intervento concesso a The Times, l’ex tennista azzurro ha parlato delle numerose difficoltà del tennis durante la pandemia e della possibilità unica che essa sta offrendo per apportare qualche modifica importante. “A me piacerebbe avere un torneo Masters 1000 su erba nella settimana del Queen’s e di Halle, è qualcosa che ho già proposto alla direzione dell’ATP-ha dichiarato l’azzurro-una sorta di filo conduttore con lo Slam di Wimbledon che aumenti l’importanza e il fascino di giocare su questa superficie”.
Una proposta allettante alla quale l’ATP dovrebbe pensare seriamente vista la disparità di trattamento per le diverse superfici del circuito. Come spesso accade le difficoltà possono dare slancio al cambiamento e perché no al miglioramento.